martedì 10 luglio 2007

ieri sera, stirando (e sudando) come una matta ho visto finalmente il film citato da jaroffireflies, per cui mi ero (...siamo franchi ed onesti) quasi offesa...e...finalmente ho capito...e lo ringrazio del messaggio (per dovere di cronaca il film citato era "the wedding date", di sicuro non una pietra miliare della cinematografia, ma di piacevole visione...) Ciò che seguirà qui sotto, invece, non c'entra nulla...o forse c'entra, ma solo un pochino...non vorrei risultare troppo ripetitiva, quindi...poi prometto che cambierò discorso!!


Iniziamo con i preamboli (che io tanto amo...sarà perchè simili ai preliminari che tanti si dimenticano???) Venerdì, andando a farmi bella (in parole povere andando a farmi massacrare con la cera dall'estetista, in vista...della risonanza magnetica, visto che di mare neanche l'ombra ...sigh!!) alla stazione della metro Cipro vedo che, finalmente!!, dopo mesi e mesi, hanno finalmente messo qualcosa sull'espositore delle metro delle città italiane...e sono dei racconti brevi, la lunghezza è misurata in fermate...incuriosita ne prendo un po' (un viziaccio che non riesco a togliermi), solo quelli che m'ispirano (o per titolo o per genere).



ieri, sul treno verso casa, me ne ricordo, e, per dimenticare il mal di testa che mi stava massacrando, decido di leggerli...al di là che il conteggio a fermate non si adatta alla mia velocità di lettura (troppo veloce), le storie lette mi hanno fatto sorridere...e poi...poi m'imbatto in un racconto (da 8 fermate) che...toh guarda, mi sembra fin troppo un dejà vu...e qui, cari miei, mi dispiace per voi, ve lo trascrivo...




Isabelle Huppert più arrotondata (di Roberto Cesaro)


la prima volta che l’ho vista ho pensato che era forse un po’ carina.

assomigliava a Isabelle Huppert ma con la faccia più buona, nel senso che non aveva certe espressioni fredde e tremende del viso della Huppert, ma ne aveva invece soltanto di più dolci, e inoltre era ancora più arrotondata della Huppert, come lineamenti.

era bassotta e rotondeggiante con le tette piuttosto piccole e gli occhi vivaci e sorridenti, e mi piaceva abbastanza guardarla.

 

le prime due volte che l’ho vista non le ho detto niente, tranne che ci siamo presentati dato che eravamo insieme ad amici comuni.

mi sono limitato a guardarmela un pochino e farmi un’idea, capire se mi piaceva o no eccetera eccetera.

 

il fatto che fumasse non mi ha fatto più di tanta impressione dato che ormai mi sono abituato anche se di fatto continua ad infastidirmi e farmi girare le palle come sempre. ma non ci posso fare nulla.

 

poi non lo so.

non mi ricordo più bene cosa sia successo.

mi pare che ci siamo visti altre volte a casa di amici e abbiamo scambiato due parole.

io ho chiesto qualcosa di lei a qualche mio amico un po’ più intimo così per sondare un po’ il terreno e poi basta.

 

poi è successo che una sera, a distanza di un bel po’ di tempo dalla prima volta ci siamo visti, mi sa anche di un anno o più, ci siamo trovati fuori con i soliti amici comuni e ridendo e scherzando a un certo punto siamo rimasti i soli decisi ad andare ad una festa sul Piave.

una di quelle feste sempre ugual in cui si cucina carne e verdure sempre sulle rive o sul letto del fiume e poi si sta lì rilassati ad ascoltare musica, bere e fumare (non io!) vicino all’acqua, in mezzo alla natura e lontano da tutto.

e come spesso accade nessuno sapeva bene dove fosse di preciso questa festa.

era estate e ridendo e scherzando in centro a Treviso si era fatto tardi e nessuno aveva più voglia di andarci, tranne noi due – io e lei – che ci sentivamo uniti da questo desiderio che in effetti per me era anche un desiderio di trovarci magari lì da soli sul Piave in una notte chiara stupenda, piena di stelle e di voglia di stare in giro fino a mattina.

 

e così abbiamo fatto, e siamo andati in cerca di questa festa io e lei da sol in macchina.

e non trovando la festa come da copione ci siamo seduti noi due da soli a chiacchierare lì vicino all’acqua, in questo posto stupendo, con questo cielo fighissimo e la luna che splendeva sopra, e le felpe addosso perché tirava un po’ di arietta.

 

e io pensavo che lei era carina ma non mi sentivo per niente a posto.

volevo parlare, avevo le mie paranoie da esporre e volevo essere ascoltato e sentire le sue.

volevo che ci conoscessimo un po’ prima di ingropparci così senza sapere nulla, così tanto per fare dopo aver passato la serata a sparare cazzate con gli amici e senza parlare di nessuna cosa importante, non andava bene.

o per lo meno a me non mi andava per niente.

però succedeva che più parlavamo e più mi sentivo di entrare in un tunnel negativo che mi allontanava da ogni impulso di abbracciarla e baciarla e farle delle carezze sul viso col dorso della mano.

che ne so, più la stavo ad ascoltare e più le storie che mi raccontava mi intristivano e mi allontanavano da lei e mi facevano pensare che in fondo non era la persona giusta, che non era la persona che mi aspettavo e con cui avrei voluto ingropparmi quella notte.

mi sentivo a disagio per questo e pensavo che se ci avessi provato comunque poi mi sarei sentito in colpa, e quindi continuavamo a parlare entrambi di argomenti sempre più pesi che mi riempivano di dolore, fino a che a un certo punto le ho visto una lacrima scendere sul viso.

e ho pensato che basta: era ora di finirla e andare a casa e fine della storia.

 


ed è stato allora che lei mi ha detto una frase che mi ha lasciato secco perché non me l’aspettavo, e perché l’ha detta con un tono reso come incerto dal senso del pudore, o almeno così l’ho interpretato io.

mi ha detto che va bene tutto il dolore del mondo, ma in ogni caso c’è sempre la possibilità di essere felici: anche qui adesso in dieci minuti…

 

io ho pensato che si trattasse di una proposta precisa, che visto che io continuavo a tentennare e imbucarmi in argomenti sempre più lontani dall’amore sul greto del fiume in una notte, fosse stata lei a fare finalmente il primo passo, così in extremis appena ci eravamo alzati in piedi per ritornare verso la macchina.

e ho fatto finta di niente.

non so cosa le ho risposto, ma ho dimostrato di non dare il minimo peso a quella frase strana che mi aveva detto in quel modo così strano.

 

e siamo ritornati a casa, a dire il vero abbastanza tristi.

o per lo meno io mi sentivo così quando ci siamo salutati con due bacetti sulle guance.

 

poi ci siamo rivisti qualche volta così per fare due chiacchiere, noi due da soli, qualche pomeriggio vicino a casa sua, o anche di sera insieme ad altri amici.

 

e poi ancora, di nuovo io penso dopo circa un anno, ma potrei anche sbagliarmi: ci siamo ritrovati un’altra volta più o meno nella stessa situazione di quell’altra sera che ho appena raccontato.

 

praticamente eravamo in centro insieme agli altri e come l’altra volta diventava sempre più tardi senza che si combinasse nulla oltre al pazzeggio più svaccato.

ed è stata lei a lanciare l’idea di andare a fare il bagno in una cava.


 


e io che quella sera mi sentivo ben più felice dell’ultima volta perché avevo passato un bel pomeriggio skateando come Dio comanda, ho detto che mi andava, di vedere questa cava e al limite di farci pure il bagno, se non faceva troppo freddo.

 

così siamo rimasti di nuovo io e lei da soli fermi in questo proposito e siamo andati.

 

io pensavo che ero contento perché era stata lei a lanciare la proposta furba, che ero di buon umore, che lei mi piaceva abbastanza, era carina e mi faceva sangue, e pensavo che sarebbe stato giusto limonare finalmente e poi ingropparsi come Dio comanda in una notte d’estate così, che in realtà è fatta veramente apposta per queste belle cose da fare in due persone che si piacciono quello che basta.

 

e quando siamo arrivati in questo posto sperduto per stradine sterrate in mezzo ai campi di pannocchie e siamo scesi dalla macchina, e lei mi ha fatto vedere un poco il posto e mi ha fatto strada sul sentiero verso la cava, man mano che ci allontanavamo dalla macchina sentivo crescere in me una certa caga di trovarmi in una tipica situazione da film horror americano che guardavo sempre d’estate da bambino, dove coppiette di fidanzatini appartati venivano sventrati orribilmente da psicopatici mascherati e muniti di machete.

 

 


e siamo scesi giù per un dirupo aggrappandoci ad una corda legata apposta a un albero dai frequentatori abituali del posto e camminando lungo un sentiero in direzione della cava le ho detto che avevo paura e perché, tanto che subito anche lei ha cominciato a farsela addosso e abbiamo deciso di ritornare verso la macchina, anche perché quel luogo comunque era discretamente maleodorante e abbastanza distante dall’idea carina che me ne ero fatto in base ai suoi racconti.

 

ma raccontandole delle mie paure ci siamo presi per mano. e  prima di ritornare indietro l’ho avvicinata a me, ci siamo abbracciati e l’ho baciata sul viso.

 

che cazzo ne so…

mi sembrava il momento giusto perché mi era venuto naturale di fare così e non avevo premeditato nulla.

 

ma lei mi guardava e sorrideva come se non si fidasse completamente di me o se non fosse il momento giusto, e io la guardavo e sorridevo perché volevo che si lasciasse andare ma quando mi sono avvicinato per baciarla sulla bocca lei mi ha baciato appena e poi tentennava senza però mai allontanarmi e però senza neanche baciarmi come Dio comanda, cioè con molta passione come è giusto che sia.

e a me questa storia non mi piaceva per niente e ho pensato che magari avevo semplicemente l’alito cattivo ma non mi pareva possibile data la quantità di caramelle alla menta ciucciate fino a un attimo prima.

ma insomma abbiamo continuato un po’ così, a baciarci sempre con l’impressione che lei non ricambiasse la mia legittima passione e che non fosse poi molto convinta di quello che stavamo facendo.


 

e poi siamo saliti aggrappandoci alla corda e siamo arrivati alla macchina.

 

e qui la situazione ha cominciato a diventare sempre più goffa, fino a degenerare dal comico al patetico al drammatico, seppure appena lieve e accennato.

 

insomma io le ho proposto di salire in macchina che mi sentivo più sicuro e stavamo più comodi sul sedile dietro, mentre lei voleva stare fuori e trovare un posto buono per distendersi lungo un altro sentiero.

 

la cosa ridicola era che praticamente stavamo scegliendo il posto per ingropparci senza però mai dire che era per quello!

io dicevo tipo: ma dai restiamo qui che stiamo meglio… - e lei diceva: ma no dai andiamo di qua che troviamo un posto più comodo!

e non riuscivamo a deciderci.

 

poi l’ho seguita lungo il sentiero e non trovavamo mai un posto buono per distenderci perché il terreno era sempre scosceso e mai neanche uno spiazzo d’erba come ci voleva.



allora abbiamo provato comunque a sederci a terra, abbracciarci un poco e poi distenderci: ma era sempre una tragedia.

era impossibile perché il terreno era tutto dissestato e quando ci siamo distesi siamo finiti con la schiena sui rovi perché era buio e non si vedeva un cacchio.

 

certo, il tutto faceva un po’ ridere, però mi faceva anche un po’ girare le palle perché non riuscivamo a trovare un momento di pace e di coinvolgimento.

 

così siamo tornati verso la macchina e abbiamo provato finalmente a piazzarci sul sedile dietro.

 

diciamo che in assoluto non era comodo proprio per un cazzo, ma rispetto a distendersi sui rovi, almeno era già qualcosa.

 

però anche qui, porca di quella vacca e selvaggia: niente da fare…

 

per me non c’era proprio sintonia.

io mi impegnavo a fare del mio meglio perché tutto andasse bene, ma non c’era verso!

 

lei per me continuava a baciarmi superficialmente e non ricambiava la mia passione come si deve, con altrettante carezze e via di seguito.

e io a un certo punto le ho anche chiesto se c’era qualcosa che non andava, ma lei mi ha detto di no, che andava tutto bene.

così abbiamo continuato questi preliminari goffi e scoordinati, e lei subito mi ha detto, in un tono indefinibile, che mi è sembrato assurdo, non ho capito neanche se affermativo o interrogativo: mi tolgo i jeans…

ma per me l’ha detto in un momento sbagliato! che non c’entrava nulla con niente!

e ci sono rimasto di legno. e non so neanche che cosa e come le ho risposto.

e quando si è tolta i jeans ho sentito l’abitacolo inondarsi di un profumo intenso selvaggio animale e inconfondibile, che in questo preciso momento mi sento di definire “odore di pesce figàro”, e che in qualunque altra circostanza mi avrebbe sicuramente fatto pensare: uuuh!!! – e invece in quell’occasione non mi ha quasi fatto nessun effetto, perché la sentivo distante anni luce e mi pareva evidente che fossimo in totale distonia.



così è andato tutto a ramengo un’altra volta.

e non mi ricordo neanche se ci siamo maneggiati un poco oppure no.

 

ma il bello è che poi siamo scesi dalla macchina e abbiamo di nuovo cercato un altro posto, per fare un altro tentativo per vedere se proprio proprio non dipendeva dal fatto che in macchina non si stesse molto comodi, che le cose non erano decollate!

 

e abbiamo finito per bisticciare sul posto migliore dove distendersi, finché ci siamo scazzati del tutto e ce ne siamo ritornati verso casa in macchina tutti e due un po’ seccati.

 

siamo arrivati in centro che era mattina e io avevo fame, e le ho chiesto se sapeva dove si potevano trovare delle brioches calde e se voleva venire con me a fare colazione.

lei mi ha indicato un posto e se ne è tornata a casa.

 

io ho fatto colazione sentendomi un alieno nel pianeta delle scimmie, e ho pensato: ma guarda te che storie che mi devono succedere…e non me ne va mai dritta una!

 

poi, la prima volta che ci siamo visti, penso qualche settimana dopo questo fatto, eravamo con altri amici.

io mi sentivo un po’ imbarazzato e lei mi sembrava molto nervosa, e infatti ha detto subito – aspetta che mi attacco una sigaretta – usando tra l’altro un verbo del tutto inappropriato, oltre al fatto in sé, che mi sta alquanto sulle balle.

 

poi l’ho rivista dopo più di un anno e ci siamo salutati rompendo un piccolo velo di imbarazzo, ma niente di che.

 

pensa te che storie




sinceramente...a me cose del genere sono capitate...e chissà, magari ricapiteranno...non so a voi...



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domani al lavoro ho la lunga, c'è una cena molto importante...chissà se sopravviverò...speriamo che regga il tempo, ma soprattutto che io regga il tutto!!

6 commenti:

  1. grazie! non ho aumentato nulla...non l'ho ritoccata solo messo la cornice...

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  2. io me la sono fatta oggi di schiena e a schiena nuda...ma non granchè!
    fai come faccio io, fattele da sola!

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  3. Altro che il mio racconto "farsi un'amica"! che tra l'altro non è neppure autobiografico neanche un po'
    Lian

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  4. che storia.... assurda... e ne capitano.. ohh si se capitano... che guardi lei e ti chiedi.. ma che sta facendo??? cioè.. si è accorta o no che non è sola iin bagno e che ci sono io che magari posso aiutarla?? allucinante.. sul serio.. ma cos'è sta storia che domani piove.. ohhhhh io sto in motoo porrcca di quella miseria... ufff

    cmq un saluto visto che sei passata di qua...
    yrr

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  5. lo ri-pubblico quando rimettono a posto i blog di tiscali. ma te lo sconsiglio come racconto! è brutto.
    di autobiografico tuo ci sono solo le pippe mentali?
    ah ok pensavo che eri andata con qualcuno in una cava di notte :-D sto scherzando non mi menare!!! :-D
    però che linguaggio crudo.... "ingroppare"... ma chi l'ha scritto 'sto racconto, un cavallo? :-D
    vabbè i gusti letterari son gusti.
    lian

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  6. xke toglierlo?
    se ti ha dato fastidio qualche mio commento... non ti basterà toglierlo :-D io sono bastardo!
    lian

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