lunedì 27 aprile 2009

quattro vasche fino al Giappone

pre-pre-premessa: la sorella jena è quel tipico animale tendenzialmente predatore, cinico, che di solito prende le sembianze di una sorella maggiore, non concede nulla e non si lascia scappare nulla che possa aiutarla a massacrare il prossimo suo più vicino, tendenzialmente la sorella un po' più torda... ma guai a fare un torto alla torda, la jena vi si rivolgerà contro in tutta la sua innata cattiveria... normalmente è la torda a fare una marea di regali alla jena, a mò di omaggi ad una divinità spietata, tranne quando la jena si rintontonisce e fa un grosso regalo alla torda...


io sono una perfetta sorella jena


mia sorella più torda di così non può non essere...


pre-premessa: mia sorella tra qualche ora si laurea, diventerà fisioterapista, dopo aver tentato le strade più svariate (tra cui: biologia - interrotta senza aver dato esami - fumetto, giapponese, lavorazione dell'argento) ha finalmente trovato un qualcosa che le è congeniale... tra l'altro era ora che qualcuno studiasse un qualcosa che permette di portare REALMENTE la pagnotta a casa...


premessa: per fare l'originale, si è comprata in un negozio di giapponerie di Roma - dopo aver visto quelli indossati dalle ragazze di sala alla mostra su Hiroshige (per cui anche la sottoscritta sbavava non poco) - un kimono corto, che ha un altro nome ma che non mi sovviene al momento... ovviamente non si è comprata la cinta... ovviamente sono andata a comprala oggi (oramai ieri)


come non tutti sanno, oggi a Roma diluviava...


Cronaca di una tragicommedia acquatica in terra di Giappone


tanto per iniziare la metro ha avuto un guasto, e per un bel po' all'incirca mezz'ora, gli altoparlanti hanno annunciato a noi pecoroni in banchina che c'era un ralentamento tra Laurentina e Magliana, era chiaro che invece di un rallentamento avrebbero dovuto dire "sospensione del servizio", ma si sa com'è, oramai preferiscono non scoraggiarci direttamente (dovessimo mai rimanerci male) ma illuderci sino all'ultimo...


quando finalmente sono salita in metro (strapiena, credo di aver conosciuto il padre dei miei figli, nel senso di essere rimasta incinta vista l'intimità creatasi) ed arrivata - dopo il cambio di metro - a destinazione...  il diluvio, Noè era fermo prima delle scale che portavano all'uscita, contrattava con i venditori ambulanti (quelli che, col bel tempo, vendono le rose ma, appena cascano due gocce due tirano fuori da non si sa dove ombrelli di ogni genere) si è girato verso di me dicendo "fossi in te non uscirei piove che dio la manda!"


noncurante del sugerimento biblico, mi sono avventurata verso via ceneda (che dall'uscita della metro RE di Roma è ad uno sputazzo...solo che dal cielo ne cadevano molti di più quindi neanche il tempo di arrivare all'angolo verso via Albalonga che sembravo aver appena guadato il Mekong, inseguita da un'orda di viet, col mio bel...cappotto? spolverino? capperino verde militare, la sciarpa penzoloni, e gli stivali che erano anni che non vedevo più così neri...


arrivata alla meta, dopo aver fatto una pausa sotto i porticato di un cinema, sapete com'è mi piaceva l'idea di ammirare dall'altro lato della strada il negozio prima di attraversare a guado la via e spendere un (bel) po' di soldini


entro, sulla porta d'ingresso c'è uno, cappello in stile Lucio Dalla, altezza idem, però di quelli che di primo acchitto diresti che possiedono la maglietta "DALLA non è un cantante è un CONSIGLIO", e decisamente poco giapponese, fuma una sigaretta come i giapponesi nell'800 avrebbero fumato una pipa d'oppio fuori dal loro negozio, osservando i gaijin (gli stranieri, i non giapponesi) che venivano a vedere le loro stoffe, o il thè...


lui si è, invece, preparato ad assistere ad una qualche scena comica, vista la figura goffa e decisamente zuppa che stava entrando nel negozio... io, nel frattempo, ero fermamente decisa a cercare di fare da sola (!!!) e trovare da sola la cinta... illusa...strisce di vario tipo, colori, dimensioni, disegni, stoffa erano lì a guardarmi, a suggerirmi prezzi...ma non il reale utilizzo...


dopo un po', che gironzolo guardando strisce di stoffa decido che è il caso di chiedere soccorso: "ehm mi scusi..." Dalla "mi dica" "no, è che mia sorella ha comprato...ora dirò di sicuro un insulto...un kimono corto qui...ma non la cinta...glielo vorrei regalare..." "allora aspetta...chiedo alla ragazza che è scesa giù...Noriko! vieni qui che questa ragazza vuole vedere un kimono" (non è così!!) sale su Noriko, che è una giapponese di circa trntanni che si veste tipo gal (=le adolescenti alla moda del quartiere di Tokyou di Shibuia per es), le spiego brevemente e con parole chiare quello di cui ho bisogno, una cinta scura per il kimono corto che mia sorella ha comprato (lì tra l'altro), ovviamente mi mostra cose coloratissime, oppure una bella cinta viola con delle bellissime farfalle...peccato che il coso di mia sorella sia nero con qualche foglia (di bambù credo) color oro... alla fine c'è sempre quella, quella cinta di broccato nero con i fiori in oro e bianco... solo che io all'inizio gli avevo detto che volevo una cinta senza fiocco, solo che...costicchia...


ma è l'unica che vada, quella con le farfalle me la autoregalerei, ma è meglio soprassedere, io mica ce l'ho il kimono (lungo o corto) per quella!!


al bancone, prima pago (perchè è così che mi fanno capire quei due yakuza che non prendono la postepay...maledeti loro e maledetta la pp che non viene quasi mai presa!!) "ehm...ma come si mette?", Noriko che mi arriva poco più in sù dell'ombellico (pure l'assonanza!!) mi fa togliere il cappotto bagnato ed inizia "tu mette questo qua", e mi mette una parte della cinta sulla spalla destra facendola arrivare fino a dietro "e fa arrivare qua, senti? poi gira, due volte e stringe forte, non soffocare", stringe forte... soffocare sì invece, ed ho capito in quell'istante che 'Mizz Rozella' in giappone avrebbe utilizzato la cinta invece del bustino, "gira due volte, poi fa nodo così..."(il nodo davanti ed io lì a chiedermi "perchè mi ricordavo il fiocco dietro??") e tira giù quella specie di spallina che mi aveva messo sulla spalla all'inizio "poi fa fiocco...una parte più piccola ed una più grande, gira due volte (la fascia che farà da fiocco) ma stringe prima 30% (30%??che vuol dire) poi seconda volta stringe di più... e mette tra fascia e fascia (la mummia me faceva un baffo...almeno nella parte teorica) , poi quello che avanza arrotola e mette sotto (pareva il gonnellino di Eta Beta...avrei voluto chiederle se si poteva aggiungere anche la merenda o se non era prevista)...


sinceramente non sono sicura di ricordarmi come avvenga poi la vestizione, alla fine dello stringe ma non troppo, girare 2 volte, infila tra fascia...Noriko ha girato il fiocco verso il dietro (devo dire che, coi miei bei pantaloni bagnati fino a metà coscia ed il mio maglioncino smanicato viola facevo la mia porca figura con quel coso) spostandomi anche l'ombelico dietro...e poi mi ha liberata...non so bene come, in quel caso non era prevista la spiegazione, Dalla mi ha "consolata" dicendomi: "la puoi sempre madare qua che Noriko le spiega..." ed io pensavo "sempre che Noriko arrivi a mia sorella..."


dopo tutta la sacra vestizione le ho chiesto una confezione regalo...e lì sono rimasta delusa...una banale busta gialla metallizzata, tante etichette ed una busta di carta nera...


ma dov'è finita la passione dei giapponesi per le confezioni? e gli origami??


sconsolata su come sta andando a rotoli il mondo e su come io vada avanti a banali clichè esco...


uscendo adocchio dell borse non male... ma mi aspetta Noè la fuori, quindi mi devo spicciare...


morale della favola sono rientrata a casa intorno alle 21, da che ero uscita alle 18.00 dall'ufficio... ero bagnata fradicia e, come se ciò non bastasse, uno mi aveva sgocciolato addosso l'ombrello (la mia reazione ha molto divertito quello che mi sedeva di fronte), e non sono riuscita a prendere gli antistaminici in farmacia...


però...se non avete idee su cosa regalarmi per il compleanno ho io qualche suggerimento...


ps: il kimono corto si chiama haori mentre la cinta obi (da non confondersi con wan kenobi)

venerdì 24 aprile 2009

se l'amore diventa commercio

tempo fa ho sentito dire un qualcosa di simile (dialogo tra due donne che parlavano d'uomini): d1"sai mi ha anche fatto un regalo!!" d2 "e che cos'è??" d1"un libro" d2(disgustata) "aahhh" d1(per mettere meglio in luce l'omo in questione) "ma anche un completo intino!!" d2(ora più interessata) "allora sì che è uno a posto...^^


e penso alle troie mercenarie di Anonimista


mi vien da dire, quindi, che ogni tanto i signori maschietti non sbaglino di molto, sembra quasi che ci vendiamo al miglior offerente, quello che cerchiamo non è tanto l'amore e l'afetto di un "bravo ragazzo" quanto quello che questi ci può offrire...quindi...a volte (qui lo dico e qui lo nego) sarebbero pure un po' giustificati se ci trattano un pochino come "oggetti che hanno acquistato" o accattato...o meglio, correggo il tiro, fanno bene a trattare così quelle che li trattano come portafogli ambulanti...


con questo non giustifico quelli che le donne le trattano come pezzi di carne a prescindere, che il rispetto per la donna (ma il rispetto in genere) non sanno neanche dove sta di casa... a quelli riserverei solo le bambolone di cui sopra, e che possano vivere felici e contenti, almeno finche i soldi durano e le bambolone gonfiabili (e gonfiate) hanno pelle liscia e setosa, tette e culo su...


ma per me, e tutte le altre ragazze più o meno brave (è vero, a volte ci comportiamo da stronze, ma non è colpa nostra è che ci dipingono così), per favore lasciatemi/ci quelli bravi, prima che si guastino, prima che poi marciscano dentro...quelli che hanno sì il piacere di fare una sorpresa ogni tanto, ma che non verranno mai a rinfacciartela e che non diventerà nè obbligo nè prassi (da parte nostra soprattutto)...


di seguito vi metto un qualcosa che mi hanno mandato via mail (chiedo scusa oggi sono un po' svalvolata, e solo per depressurizzare scrivo questo pensiero volante) enjoy the reading:


Una donna di New York - USA - ha scritto a un sito di finanza americano chiedendo consigli su come trovare un marito ricco: già ciò di per sé é divertente, ma il meglio della storia é quello che un tizio le ha risposto.

LEI: Sono una ragazza bella (anzi, bellissima) di 28 anni.
Sono intelligente e ho molta classe.
Vorrei sposarmi con qualcuno che guadagni minimo mezzo milione di dollari all'anno.
C'é in questo sito un uomo che guadagni ciò?
Oppure mogli di uomini milionari che possono darmi suggerimenti in merito?
Ho già avuto relazioni con uomini che guadagnavano 200 o 250 mila $, ma ciò non mi permette di vivere in Central Park West.
Conosco una signora che fa yoga con me, che ha sposato un ricco banchiere e vive a Tribeca, non é bella quanto me e nemmeno tanto intelligente.
Quindi mi chiedo, cos'ha fatto x meritare ciò e perché io non ci riesco?
Come posso raggiungere il suo livello?

LUI: Ho letto la sua mail con molto interesse, ho pensato profondamente al suo caso e ho fatto una diagnosi della sua situazione.
Premetto che non sto rubando il suo tempo, dato che guadagno 500 mila $ all'anno.
Detto ciò, considero i fatti nel seguente modo:
Quello che Lei offre, visto dalla prospettiva di un uomo come quello che Lei cerca, é semplicemente un pessimo affare.
E ciò per i seguenti motivi:
Lasciando perdere i blablabla, quello che Lei suggerisce é una negoziazione molto semplice.
Lei offre la sua bellezza fisica e io ci metto i miei soldi.
Proposta molto chiara, questa.
Ma c'é un piccolo problema.
Di sicuro, la Sua bellezza diminuirà poco a poco e un giorno svanirà, mentre é molto probabile che il mio conto bancario aumenterà continuamente.
Dunque, in termini economici, Lei é un attivo che soffre di deprezzamento mentre io sono un attivo che rende dividendi.
Lei non solo soffre un deprezzamento, ma questo é progressivo, e aumenta ogni anno!
Spiego meglio: oggi Lei ha 28 anni, é bella e continuerà così x i prossimi 5/10 anni, ma sempre un pò meno e all'improvviso, quando Lei osserverà una foto di oggi, si accorgerà che é diventata una pera raggrinzita.
Questo significa, in termini di mercato, che oggi lei é ben quotata, nell'epoca ideale x essere venduta, non x essere comprata.
Usando il linguaggio di Wall Street, chi la possiede oggi deve metterla in "trading position" (posizione di commercio) e non in "buy and hold" (compra e tieni stretto), che, a quanto sembra, é ciò per cui Lei si offre.
Quindi, sempre in termini commerciali, il matrimonio ("buy and hold") con Lei non é un buon affare a medio/lungo termine.
In compenso, affittarla per un periodo, può essere, anche socialmente, un affare ragionevole e potremmo
pensarci su.
Potremmo cioè avere una relazione per un certo periodo.
Huuummm...
Pensando meglio, e per assicurarmi quanto intelligente, di classe e bellissima lei é, io, possibile futuro "affittuario" di tale"macchina", richiedo ciò che é di prassi: fare un test drive.
La prego di stabilire data e ora.
Cordialmente,
Suo Investitore.

lunedì 20 aprile 2009

Auanasdagana!!

qualcosa come tre anni fa un colpo di fortuna (per non dire 'na botta di chiulo) mi diede l'opportunità di fare un'esperienza che per me è stata fondamentale; nel settembre 2005 avevo fatto domanda per uno stage MAE(Ministero Affari Esteri)/CRUI(Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), domanda diciamo poi dimenticata, visto che non ne avevo più saputo nulla, e quindi mi trovavo a fare un lavoro non molto esaltante, con in più l'essere sotto pressione perchè anche una mia amica, Erica, era stata presa a lavorare lì e, data la mia risposta ad un'offerta (negativa), era diventata questione di: o lei o me...e per lei questo voleva dire far avvicinare a Roma il suo ragazzo (ora marito).


Quindi, riprendendo in mano le redini del racconto, in una noiosissima giornata di inizi/metà febbraio, vedo che sul mio cellulare c'è una chiamata persa e, dalle prime cifre, mi autoconvinco che fosse stata una telefonata di Daniela (ovviamente le prime cifre corrispondevano alla zona Ostiense dove l'amica in questione vive tutt'ora), altamente annoiata decido di non chiamarla, ma prendo comunque la telefonata quando, un'oretta dopo, il cellulare riprende a vibrare...


"Pronto parlo con Astrid L?" "Sì sono io..." "salve chiamo dalla segreteria stage e tirocini dell'Università di Roma Tre...sono un po' di giorni che cerco di contattarla...l'ha letta la mia mail?" ^^ evvai, in un periodo in cui avevo totalmente abbandonato internet in ogni suo aspetto per scoglionamento totale (che donna raffinata) mi vengono a cercare, con sommo imbarazzo ammetto di non aver visto la posta elettronica, "riguarda lo stage MAE/CRUI presso il Consolato Italiano a Stoccolma, la persona che era prima di lei ha rinunciato - successivamente scoprii che era scomparso dopo la prima telefonata al proprio tutor aziendale - e lei è la prima dell'elenco..." a quel punto m'è venuto a mancare il respiro, non credevo alle mie orecchie, una volta tanto una botta di sedere, magari era uno scherzo, magari c'ea la fregatura... "allora è interessata?" "quanto tempo ho per decidere?" "mi deve rispondere entro oggi alle 14.30 (erano intorno alle 13.00) poi l'offerta verrà fatta a qualcun'altro..."


ammetto che a quel punto il panico s'è impossesato di me, non per altro, ma era una decisione bella importante, e prenderla in un'ora e passa non era uno scherzo, nell'agitazione più totale lo comunico alle due colleghe con cui lavoravo (tanto era ovio che qualcosa era successo) - Erica le ha poi ribattezate le due erinni, le acide e quant'altro - che mi hanno incoraggiata a chiamare mia madre per sentire un'opinione da casa, mentre aspettavo il collegamento con la mater familias, ne parlavo con Erica, la quale mi annunciava che, se non avessi accettato, mi avrebbe presa a calci fino in Svezia, e mi chiedeva "ma a quelle due l'hai già detto? non glielo dire eh??" ed io "nooo..." falsa come non mai...


al telefono mia madre disse che era un'esperienza da non perdere, e che m'avrebbe appoggiata in tutto e per tutto... telefono quindi nuovamente alla segreteria, e comunico l'intenzione di accettare lo stage, ovviamente dovevo dare conferma per mail, ed ovviamente l'ufficio non aveva più connessione ad internet per evitare il cazzeggio (o qualunque altra forma di svago che non fosse il solitario) in orario lavorativo... nel panico decido di chiamar Saia, le dò tutti gi estremi per accedere alla mia posta elettronica, le dico cosa scrivere e mi affido totalmente nelle sue mani...


comunicata al lavoro la mia intenzione di fare quest'esperienza, e ricevuto in risposta una sorta di "non farti più vedere...", il passo successivo era prendere tutti i riferimenti del caso e chiamare il tutor aziendale, altrimenti detto il Console...


la prima telefonata col Console fu su questi toni: "salve dovrei venire a fare uno stage presso di voi" "Come sichiama?!?" (detto più in maniera perentoria che interrogativa) "Astrid L" "svedese? e che viene a fare qua??" ^^; oh mamma in che mani ero capitata?, "quando vuoi venire?" "me lo dica lei..." "anche ieri!!! adesso ti passo il mio collaboratore per le ulteriori delucidazioni...Ahn-dre-ah!Ahn-dre-ah!(...)" "..." l'Andrea in questione era uno fin troppo preciso per i miei gusti, troppe indicazioni, per una come me era fin troppo... se col Boss, perchè poi dopo gli inizi un po' bizzarri il Console per me divenne Il Boss, con Andrea, almeno telefonicamente, gli inizi furono di "odio" reciproco, lui mi riteneva una un po' difficile, che avrebbe dato problemi (avevo trovato un'alternativa alla stanza con cucinotto -nella stanza- che mi aveva trovato lui) magari anche un po' snob, lui era fin troppo....preciso...mah...communque sia riuscii persino a svegliarlo un sabato mattina (mi aveva dato il suo numero di cellulare per comunicare qualunque cosa) andando a "guadagnare" altri punti in mio sfavore...


dopo un iniziale periodo (una giornata massimo) di studio il Boss decise di "adottarmi", o, come diceva lui, "mettermi sotto la sua ascella protettrice", dopo qualche settimana Andrea mi concesse l'onore di essere invitata a cena a casa del Boss, dove lui avrebbe cucinato (lui Andrea, il Boss era meglio tenerlo lontano da una cucina onde evitare di passare la vita a pulire) in mio onore...ovviamente pensò bene di "spaventarmi" (era un giochino che facevano spesso) con una marea di raccomandazioni su cosa fare e non fare et similia...


così la sera della cena in mio onore, apparecchiata, per la prima e unica volta nel salone, mi ritrovai al centro delle loro attenzioni (l'altro convitato era molto più spiccio, meno in vena di fare trattamenti speciali, e soprattutto un bambinone - o almeno così lo trattavano - un po' fastidioso) nel corso della serata il Boss non fece altro che dirmi che era tutto in mio onore e che non dovevo far nulla, Andrea continuava a chiedermi se il cibo era di mio gradimento, se ero proprio sicura che mi piacesse la pasta così, alla mola, o il roastbeef...insomma...nonostante il cibo buono mi sentivo nettamente a disagio...


non so com'è accaduto, ma un poco alla volta sono entata a far parte della loro quotidianeità... il capo rumoroso e, all'apparenza bambinone, ma capace di farsi rispettare (e mi rendo conto che è stato l'unico tra i miei capi ad avere questa capacità), e sempre disponibile ad aprire la sua casa per qualunque cosa: lavatrice rotta nel mio palazzo, il mio padrone di casa che faceva una festa a casa per cui non volevo essere là... ed Andrea, che all'apparenza era il più distaccato era protettivo nei miei confronti, con un atteggiamento da fratello maggiore(nb io sono più grande di circa un anno), che a tavola sfociava in quello che io definivo la "mia mamma napoletana" con continui "jaa mangia" mi spingeva a mangiare, preoccupato che io deperissi, e, approfittando di ogni mia distrazione, aggiungeva altro cibo a quello già presente nel mio piatto...


alla fine Andrea, che poi era effettivamente il mio diretto responsabile, visto che lavoravamo assieme, aveva finito col fidarsi di me, magari non tanto da lasciarmi cucinare (per lui stare in cucina e non cucinare era inconcepibile, infatti per lasciarmi preparare il cous-cous ci volle uno sforzo immane da ambedue, lui per non intervenire, ed io per non affettarlo al posto delle verdure) ma da affidarsi a me quando c'era da stare dietro al Boss e lui non poteva, del resto è stato Andrea ad insegnarmi a stirare le camicie, e dopo la prima stiratura provava sempre a rifilarmi parte del suo bucato da stirare, da bravo maestro orgoglioso...


...ed il Boss che ora oltre ad "Ahn-dre-ah!Ahn-dre-ah!" uralva pure "Astringe!!",  da un piano all'altro del Consolato, o che annunciava di sapere anche lui lo svedese e quindi di punto in bianco sbottava con "Auanasdagana!!", nel contempo, si era auto-proclamato IL ZIO, ed assisteva divertito al tutto (ai momenti di pace come ai nostri litigi) con la sua sigaretta in mano e la tazzina di caffè con sempre un dito di zucchero sul fondo, che finiva regolarmente con l'incrostarsi, e ci ripeteva continuamente che avremmo "fatto strada...a piedi..."; o le lezioni di napoletano a cui venivo sottoposta, tra il napoletano doc di Andrea, ed il campano di Cava de' Tirreni del Boss, alla fine avevo acquisito una forte cadennza napoletana che (cos' mi hanno detto) esce fuori nei momenti di maggiore concitazione...


Il Boss che ci dava appuntamento in un posto, ed io che arrivavo sempre 1/2 ora prima lo trovao, ma poi lui non voleva aspettare Andrea, e quindi gli forniva le indicazioni per raggiungerci, ed Andrea, dopo 10 minuti esasperanti, mi faceva passare il cellulare e mi diceva quasi disperato "non mi ci far parlare più!!!"


alla fine tutto questo finì, come ogni cosa che ha un suo termine, anche perchè il Boss se ne andò in pensione, poi io finii lo stage, ed alla fine anche Andrea, che aveva continuato ancora un po', anche se il suo contratto era scaduto, per chiudere meglio il nostro lavoro (noi due eravamo l'ufficio elettorale per gli italiani in Svezia nel 2006, per le prime votazioni a cui gli italiani residenti all'estero avevano partecipato)...


un mesetto fa Andrea mi mnda un messaggio su facebook, "dammi il tuo numero di cel che ti devo parlare e qui non ce l'ho...", devo dire che ho capito subito che mi doveva dare una brutta notizia, e l'attesa della sua telefonata è stata interminabile...la notizia era che il Boss aveva avuto un ictus (m'ero preparata anche a molto peggio) ma che non sapeva in che ospedale di Roma si trovava e non sapeva se potevamo andare a trovarlo...


qualche settimana fa al Boss è partita accidentalmente la telefonata al mio cellulare, l'ho immediatamente richiamato e gli ho promesso (dopo essermi fatta dire in quale ospedale/clinica si trovasse). sono andata a trovarlo il week-end prima di Pasqua, entrata in quella stanza ho avuto un tuffo al cuore, e quasi volevo voltarmi ed andare via... ma, dopo un po' che ero lì mi sono rincuorata, sabato scorso l'ho trovato ancora meglio, e l'ho riferito ad Andrea che mi aveva chiamata per avere notizie...


oggi, mentre ero al lavoro, ricevo una chiamata da un numero che non conoscevo... erano Andrea ed il Boss...sentendoli parlare, scherzare, con Andrea che mi diceva che il Boss gli aveva detto che mi stavo per sposare e che convivevo (al solito a lui basta una parolina e patre con una sceneggiatura da oscar), sentirli ridere, sentire Andrea sollevato (e cercare di farmi capire che le cose erano meglio, andavano meglio...anche se lui era venuto da Grosseto, dove lavora attualmente, per controllare di persona), e lo "vedevo" piegato in due e con le lacrime agli occhi a forza di ridere...beh...mi sono ritrovaa indietro di tre anni...ed ho riso anche io...


"...e che viene a fare qua???"

giovedì 2 aprile 2009

burning down the house

(…)Hold tight
We're in for nasty weather(…)

My house's
Out of the ordinary
That's right
Don't wanna to hurt nobody
Some things sure can sweep me off my feet
Burning down the house(…)

 

 

Ci sono giornate in cui sembra andare tutto storto, che si vede Casa come il porto cui approdare in cerca di sollievo, conforto, rifugio…


 

Si vede che non abitate a casa mia!!!


 

Qualche sera fa rientravo a casa dopo una giornata che definire pesante pare poco, mal di testa, bruciore agli occhi, anche una lacrimuccia all’angolo dell’occhio perché il chitarrista ad Ostiense stava suonando L’Ave Maria di Schubert, proprio quando pensavo a mia zia che non c’è più… insomma una sorta di larva umana (io) ha messo la chiave nella toppa di una casa a Monte Mario e…

 

Una puzza di bruciato ha accolto la basita larva (sempre me), la quale si è affrettata verso la cucina (non molto distante 4 passi e si è in cucina in meno di 70mq gli spostamenti sono limitati, anche per la mobilia), trovando la pentola a pressione (per fortuna non chiusa dal suo coperchio, ma coperta con un altro) sul fuoco ed il fumo di Londra fine ‘800 (grigio e sporco); spento il fuoco una molto preoccupata larva (“ma che sarà mai successo??”) è uscita dalla cucina, incrociando… una svampita (non è una nuova specie di animale in stile moffetta ma la madre della larva, ergo la MIA) che usciva dalla stanza della larva (e già qui uno si potrebbe pure infastidire…). “Ma che è successo? Tutto ok??” “sì, perché?” La svampita, con aria ancor più svampita, ha chiesto alla figlia: “ma la senti anche tu questa puzza di bruciato? Io ho spento il pc per sicurezza…”, a questo punto la larva era solo che arrabbiata: “etecredochec’èpuzza!!c’eralapentola sulfuoco!!!

 

A questo punto la figlia/larva (di anni 28 ½) si lancia in una paternale (che te credo che poi gli amici dicono che è bacchettona e rompipalle) sul non dover MAI lasciare qualcosa sul fuoco e poi allontanarsi/distrarsi/uscire (è già la seconda volta che la stordita/madre lo fa)… e la stordita/madre (di anni 62 ½) incassava, non dico con la coda tra le gambe, ma comunque…

 

Nel contempo, durante la paternale, la figlia/erinni (a questo punto l’idea del mancato riposo/rifugio aveva reso la larva furiosa in stile “L’Orlando furioso”) si aggirava per la casa spalancando le finestre ((per un totale di 5), prendeva la pentola e la metteva fuori in balcone (se quello può esser definito come tale)… 10 minuti dopo la madre/stordita/non più contrita, richiudeva le finestre (solo 4, quella della figlia/erinni le era stata impedita da un ringhio proveniente dal letto della figlia) e riportava la ancora fumante pentola dentro casa…

 

Ma io dico, nemmeno a casa si può stare tranquilli?


 

 

Tesoro, come si chiama quel tedesco che mi ha fatto perdere la testa?

“Alzheimer mamma, Alzheimer”