venerdì 26 febbraio 2010


non è proprio il genere di cose che faccio... ma Snoopy è Snoopy ed un abbraccio è un abbraccio...


che ho detto? boh...

giovedì 25 febbraio 2010

manifesto coi colori

l'altra sera, non so come (è vero che non mi sono affannata a preparare la cena come faccio da un po' di tempo a questa parte), sono riuscita a tirare fuori il tappetino che mi ha regalato mia sorella per natale ed a fare la mezz'ora di ginnastica che mi ero ripromessa di fare giornalmente (il primo proposito per il 2010 che già so che non manterrò)


stando lì sdraiata normalmente guardo il soffitto, oppure vedo tutto lo schifo di polvere con cui divido lo spazio (per quanto io ci provi è sempre lì ed ormai ha la maggioranza assoluta), ma questa volta l'occhio è caduto verso i piedi e la bocca ha sorriso


laggiù, oltre le gambe ed i piedi si ergeva l'armadio a 3 ante più una (originariamente ne aveva 3 più lo "spare bed", il letto in più, raramente usato, e che quindi ho tolto in un momento di raptus ed ho creato quindi uno spazio in più) che si può definire la mia "creatura"...


ritorno indietro di svariati anni, avrò 15 o 16 anni, non lo so, vado al liceo e sono (se non erro) gli inizi delle vacanze estive, avevo discusso svariate volte con mia madre: il mobile occupava troppo spazio, toglieva luce, aria, era troppo brutto nel suo colore beige/grigio... ulteriormente "fomentata" dalla zia psicologa, che appoggiava (ed ancora appoggia) l'espressione nei giovani nonchè la possibilità di scelta, mi battevo per avere in stanza un qualcosa scelto da me che fosse meno ingombrante...


la risposta di mia madre fu un "no!! non si cambia! quello c'è e quello rimane"... allora, io adesso so che la risposta era dovuta al fatto che non potevamo comprare dei nuovi mobili, ed inoltre quello era, ed è, un mobile di buona qualità pagato a suo tempo (credo intorno alla mia nascita) abbastanza...insomma non era una cosa fattibile...


adesso lo so, ma all'epoca (oddio anche adesso non lo sarebbe) la risposta di mia madre non fu, in tutta onestà, una risposta degna di un manuale di comunicazione (assertiva e non), fu una semplice presa di posizione... la reazione fu ovvia in un'adolescente...


...un giorno, dopo aver smontato uno degli sportelli (ero intenzionata a smontare tutto l'armadio ed a farlo sparire, rinunciai dopo aver riflettuto sulla fatica che comportava) tirai fuori il barattolo di vernice che era stato usato per dipingere le porte delle varie stanze, un bel bianco avorio, e creai una bella sfumatura viola pallido (adesso se lo guardo mi sembra quasi grigio a volte) e, decisa ad incorrere nell'ira materna (in altre parole sapevo quel che facevo ed in cosa sarei incorsa e lo VOLEVO - !!! - ), mi misi a dipingerlo


ovviamente mia madre, alla vista dello sportello colorato, s'infuriò...


...ancora più ovviamente, al sentirla arrabbiarsi, al sentire le minacce, ed anche al sentire l'ormai inattuabile "adesso lo fai ritornare come prima!!", gongolai. i giorni seguenti proseguii nell'opera (avvantaggiata dal clima caldo che faceva asciugare gli sportelli prima dell'arrivo materno)...


...al viola pallido seguì il lilla, il verde acqua più chiaro e più scuro, l'azzurro pallido e scuro...


ero soddisfatta, il colore inizialmente era servito per manifestare il mio diritto a scegliere (o meglio era stato un puro e semplice atto vandalico fatto perchè mi sentivo imbavagliata), ma, andando avanti, ci avevo preso gusto, inoltre mia madre non solo si era rassegnata, ma persino aveva iniziato a trovare bello quello che stavo facendo (se glielo chiedeste adesso vi direbbe che la mia fu un'azione autorizzata, ma questo rientra nel discorso "memoria corta")


ci avevo preso così tanto gusto che, con i colori avanzati (il verde ed il blu) dipinsi un altro mobiletto che mio padre e mio zio avevano sistemato anni prima e dipinto col solito colore triste: beige/grigio, dipinsi pure le maniglie che erano rosse e poco c'azzeccavano ormai...


un trionfo...


...successivamente riuscii a convincere mia madre - sempre lei, mio padre non necessita di opera di convincimento - a lasciarmi dipingere le pareti di camera, ovvie scene comiche dal ferramenta, in cui io inisistevo per un colore e mia madre che si opponeva perchè "troppo scuro". la spuntai ed ebbi anche la soddisfazione di sentirmi dire "avevi ragione"


da quell'estate, ogni volta che ne sento necessità, tiro fuori colori e pennelli, a casa sono ormai rassegnati ai miei raptus: una volta la parete viene "tamponata" di un colore diverso rispetto al colore di base; un'altra, memorabile, viene fatta a cielo, e mia sorella, rientrata dopo una settimana d'assenza, vedendola rimase immobile per 5 minuti a fissarla senza parole, e mia madre, che era sempre stata in casa, disse "uuuhhh e questo quando l'avete fatto?" - e dire che nel farla si erano rovesciati circa 5 litri di tempera bianca a terra e che mio padre (presente in casa al momento dell'incidente) dopo aver visto che era successo era tornato a vedere la tv -


esprimermi in questa maniera è stato per anni l'unico modo in cui riuscivo ad ESPRIMERE, se prendo in mano diari ed agende sono pieni di disegni, quello che non riuscivo a tirare fuori parlando lo facevo disegnando o dipingendo, tutta la mia persona proiettata in quello che stavo facendo, coinvolta al punto da non avere bisogno di altro, non m'interessava di sporcarmi, cercavo solo di non sporcare...


...adesso non disegno quasi più, non ho più molto tempo per farlo nè per "tirare" vernice sulle pareti, per fortuna adesso però riesco a parlare, a dire di me...


...ma chissà se invece di un "no" categorico mia madre avesse spiegato le motivazioni, o chissà se avesse detto di sì...


...non avrei fatto quello che ho fatto,...chi lo sa...


 [youtube http://www.youtube.com/watch?v=3JDJJmpMWSU&hl=it_IT&fs=1&color1=0x402061&color2=0x9461ca&border=1]

martedì 23 febbraio 2010

è primaveraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh

ok, sì lo so mo tanto piove...


insultatemi pure perchè ora faccio cadere giù tanta di quella acqua affermando che la primavera è vicina; ci sono abituata - o quasi - ho pure un'amica che quasi non mi saluta più perchè durante Juve-Roma non solo mi sono presa un'insalata (pure il mio stomaco manco mi salutava più per questo) ma ho persino osato andare in bagno (la Juve in quel mentre segnò)


ma io lo sento sulla pelle... l'odore è cambiato, via il grigiore invernale, il piattume, non è puzza, non è sudore è altro... è come il sale al mare sulla pelle, il sole che l'abbrucia...


sorrido perchè mi pregusto l'esplosione di colore...


giovedì 18 febbraio 2010

"si trasforma in un razzo missile..."


"(...)Si trasforma in un razzo missile,
con circuiti di mille valvole,
tra le stelle sprinta e va,
mangia libri di cibernetica,
insalate di matematica,
e a giocar su Marte va(...)"

la musica proveniente da un bar sulla lunga via per casa martedì scorso...


gira che ti rigira me la sono beccata pure io... cosa? quella maledetta influenza gastrointestinale che va tanto di moda ultimamente... evvai...ed ora sono due giorni che vado avanti a thé...


ma prinzipiamo dal prinzipio, martedì pomeriggio, mentre ero al lavoro, lo stomaco gorgogliava che era un piacere, non avevo mangiato nulla di particolarmente elaborato, delle melanzane preparate da mia madre la sera prima (e v'assicuro che la cucina di mia madre è talmente light che lei a volte non usa nemmeno olio e sale), ciò nonostante la situazione s'aggravava al punto che iniziavo a chiedermi se non fosse il caso di mandare un S.O.S. ad Igor tramite Skype...


avevo appena iniziato a farlo, avevo appena finito di rispondere per la n volta (me lo chiedeva dalle 10.00 ed erano le 17.00!!) al vice direttore che la riunione era prenotata per il 24/2 alle ore 15.00, che finalmente mi chinavo sul secchio (rigorosamente per la carta ma sempre provvisto di busta in plastica) e rivedevo il mio pranzo in un memorabile flash back, mentre la mia collega si faceva prendere dal panico ed annunziava la novella ai piani alti (cioè al piano di sopra)...


ovviamente ero convinta che fosse un po' una cosa del tipo: "ciak! buona la prima!!", niente repliche, ad ogni modo un po' per le minacce di Igor sempre a mezzo skype, un  po' per quel non so che di mancanza di energie nelle gambe mi sono convinta ad aspettare che venisse a prendermi...


pover'uomo... una via crucis... un paio di volte l'ho fatto accostare ed alla fine un nulla di fatto (il che poi non era così male) l'aria fresca di Roma sotto la pioggia cacciava via i succhi gastrici, ma, ad un certo punto non ce l'ho fatta più, non avevo neanche la forza (e nemmeno il tempo ad essere onesti) di avvisarlo, ho aperto il finestrino e, invece di tirare giù la treccia, ho fatto partire le repliche del parnzo (stupita anch'io che ci fosse ancora qualcosa), con la mano facevo segno ad Igor di continuare, terrorizzata dall'idea di bloccare il traffico, di sporcargli la macchina ed anche di quanto potevano pensare tutti i romani che rientravano a casa di martedì grasso sera...


come se no bastasse, nella mia testa scorrevano le immagini dei Monty Python con il loro "Il senso della vita", giusto il capitolo VI; mentre io mi facevo tutta una serie di paranoie Igor accostava davanti ad un bar, dove io finivo di completare la mia opera, giusto facendogli anche pessima pubblicità pur non essendoci mai andata... e, tra le lacrime, mi veniva da ridere, dal bar veniva ad alto volume la seguente canzone:


Ufo Robot, Ufo Robot!
Ufo Robot, Ufo Robot!

Si trasforma in un razzo missile,
con circuiti di mille valvole,
tra le stelle sprinta e va,
mangia libri di cibernetica,
insalate di matematica,
e a giocar su Marte va,

Lui respira nell'aria cosmica,
è un miracolo di elettronica,
ma un cuore umano ha,

ma chi è?
ma chi è?

Ufo Robot, Ufo Robot!

Raggi laser che sembran fulmini,
è protetto da scudi termici,
sentinella lui ci fa,
quando schiaccia un pulsante magico
lui diventa un ipergalattico,
lotta per l'umanità,

Ufo Robot, Ufo Robot!
Ufo Robot, Ufo Robot!

Si trasforma in un razzo missile,
con circuiti di mille valvole,
tra le stelle sprinta e va,
lui respira nell'aria cosmica,
è un miracolo di elettronica,
ma un cuore umano ha,

ma chi è?
ma chi è?

Ufo Robot, Ufo Robot!

Raggi laser che sembran fulmini,
è protetto da scudi termici,
sentinella lui ci fa,
quando schiaccia un pulsante magico
lui diventa un ipergalattico,
lotta per l'umanità,

Si trasforma in un razzo missile,
con circuiti di mille valvole,
tra le stelle sprinta e va,

Ufo Robot, Ufo Robot!
Ufo Robot, Ufo Robot!


niente di meno digeribile per me di una "insalata di matematica"... il  cibo che meno digerisco insieme con la materia che più mi creava difficoltà di "digestione"... ed adesso? ora sono due giorni che vado avanti a thé, l'unica cosa che scenda giù senza darmi crampi o difficoltà, o che non si ripresenti, mi basta un tarallo per sentirmi piena... ma mi rimarrà sempre impressa l'immagine di me piegata in due da una macchina, sotto la luce verde del neon di un bar, mentre "lotto" con Ufo Robot di sottofondo in modo da non essere troppo sopraffatta...


nb: sono arrivata a casa che erano le 20 passate, il traffico e la nausea hanno reso il rientro, per me ed il mio cavaliere nel suo bel giaccone, una via crucis interminabile... ho anticipato la quaresima di qualche giorno mi sa...


adesso, se avete lo stomaco, vi lascio con il capitolo VI del senso della vita:


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=MlfcF1I5e_g&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&border=1]

Soul Kitchen

REGIA: Fatih Akin
SCENEGGIATURA: Fatih Akin
ATTORI: Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Lucas Gregorowicz, Dorka Gryllus


PAESE: Germania 2009
GENERE: Commedia
DURATA: 99 Min


Ad Amburgo, un cuoco di origine greca, Zinos, gestisce un ristorante, chiamarlo così - almeno all'inizio del film - è un po' un'esagerazione, dal nome Soul Kitchen. La clientela abituale sono gli abitanti della zona la periferia della città, interessati, più che alla buona cucina, a tracannare birra e ingurgitare piatti surgelati o preconfezionati. Dentro e fuori dal Soul Kitchen ruota tutto il microuniverso di Zinos e relativi problemi: Nadine, l'ambiziosa e viziata fidanzata, una giornalista rampante in partenza per la Cina; Illias, il fratello di Zinos,  un ladruncolo in semi-libertà (ottenuta facendosi firmare un foglio dal fratello in cui si attestava il suo lavorare al locale) con il vizio del gioco; Lucia, la cameriera, aspirante artista che vive in un appartamento occupato abusivamente; e un vecchio compagno di scuola, Neumann, disposto a tutto pur di comprare il locale e rilevarne il terreno.


Un'ernia al disco improvvisa (dovuta al suo tentativo di spostare da solo un elettrodomestico della cucina) impone a Zinos delle sedute di fisioterapia e gli inibisce l'uso cucina; costretto così ad assumere un cuoco esperto di haute cuisine, ed anche piuttosto folle che gli impone di cambiare stile culinario, ed in questa maniera, dopo uno "scetticismo" iniziale (tutti i clienti abituali fuggono dal locale perchè nessuno dei piatti di prima è più a loro disposizione), trasformando così, grazie ad una serie di fortunate coincidenze, il ristorante finalmente in quello che il nome suggerisce: la cucina dell'anima, ma anche un luogo dove è possibile ascoltare della buona musica soul, in altre parole in un locale molto in voga. Arrivando così a divenire fonte di soddisfazione per Zinos


Fatih Akin è il regista de "La Sposa Turca, in questo film si dimostra un abile deejay del mondo del cinema,  crea e dipinge con un "linguaggio", che diventa persino melodico, tramite cui racconta i margini di una società multiculturale. Questi margini sono in pieno dissidio con quello che è il "centro", che, se da una parte li attrae, i soldi di Neumann - dell'uomo nuovo come il cognome suggerisce - allettano Illias, dall'altra lo rifuggono, Zinos continua ad evitare Neuman perchè ha potuto vedere parte di cosa si cela dietro a tutti i suoi soldi, sfruttamento e droga, nonchè una certa dose di perversione.


 l'atmosfera che pervade è conviviale e disinvolta il Soul Kitchen è un posto dell'anima, dove tutto può accadere. Si può dire che questa è una vera e propria commedia edificante, Fatih Akin affida il percorso di emancipazione sociale e di ricerca delle origini alla musica e all'elogio dell'edonismo (memorabile la scena in cui, grazie ai dolci preparati da Zinos con l'aiuto del cuoco "viaggiatore" - il suo motto è sempre, sin da quando lo incontra Zinos, "Il viaggiatore non ha ancora raggiunto la sua destinazione finale" - tutte le persone presenti nel ristorante perdono ogni freno inibitore).
Si metteno in rilievo i loro bisogni primari dei corpi: dal cibo al sesso, dall'alcool alla danza, non scordandosi di passare per il mal di schiena che affligge il protagonista (e che paradossalmente più che essere fonte dei suoi mali ne diviene la salvezza); così che i suoi personaggi, sollevati, grazie proprio all'aver soddisfatto queste necessità, dal bisogno di affrancarsi dal proprio retaggio culturale, agiscono nel nome di un puro principio di piacere.


Allo stesso modo, si punta all'occhio e al ventre dello spettatore (è un film da vedersi assolutamente a stomaco bello pieno) oltre che al suo orecchio: il regista costruisce il suo film come un piatto di nouvelle cuisine, ma anche sotto forma di una playlist di musica accattivante, facendo molta attenzione a creare, grazie ad una serie di gag fisiche, una sorta sinergia fra movimenti dei personaggi, movimenti di macchina e ritmo dei brani della colonna sonora, aiutato dagli attori, che si prestano a questa fisicità. 


Una chicca: Zinos è effettivamente un cuoco e gestisce proprio con Akin un ristorante in Germania, e soffre di mal di schiena!!!

martedì 9 febbraio 2010

mangiando uzbeko

martedì scorso era piuttosto giù, senza un perchè o forse con tanti perchè, non ho voluto appurare... uan collega mi ha ricordato che avevamo ricevuto un invito a partecipare ad una serata cultural/mangereccia da parte di una sua amica... la quale amica ha inizato ora ad importare stoffe con cui poi realizza dei bellissimi capi d'abbigliamento...
ad ogni modo, avevo letto l'invito a suo tempo, ma non vi avevo posto grande rilievo, avevo persino rimosso il giorno preciso in cui si sarebbe tenuta la serata, quindi quando Fabiana (la suddetta collega) me l'ha ricordato, anche perchè ero piuttosto giù, ho un po' fatto finta di nulla facendo melina... ma... si sa, se qualcuno ha un'idea, e Fabianina era convinta della sua, insiste fino a quando non l'ha portata a termine...
fatto sta che mi sono ritrovata all'interno della associazione Cucimondo, ammirando la sua sede e volendo (te pareva) lavorare per loro (che figo - concedetemi la parola - sarebbe trovarsi all'interno di un'associaizone che ha a che fare con le culture ed il multietnico!!) , in attesa che iniziasse una serata rigurdante l'Uzbekistan , e soprattutto la sua cucina... la quale è stata spiegata, ovviamente non nella sua totalità, man mano che i piatti venivano presentati e preparati
ho quindi assaporato ingredienti già conosciuti ma rieditati in forma di nuovi sapori... sono uscita di lì, purtroppo prima del termine perchè ero con i trasporti pubblici, entusiasta, facendomi 30' di camminata fino alla metro (non temevo aggressioni vista la quantità di cipolla ingerita)
venerdi della scorsa settimana, sull'onda dell'entusiasmo, ho quindi provato a rifare una delle ricette riadattandola agli ingredienti che avevo a casa,  ecco, forse come primo tentativo non è stato poi così fantastico (sabato quando l'ho fatto assaggiare ad Igor il tentativo di cucina italo/uzbeka è stato ampiemente sezionato ed in parte scartato... sssigh!!) però mi ha aperto un nuovo mondo che spero poter assaporare ancora!!!

stasera, se ci riesco, provo a postare una delle ricette!!!

lunedì 8 febbraio 2010

Lungo la via della seta... magari!!!

Giovedì e venerdì scorso sono stata ad un convegno dal nome altisonante, Culture Business Matching in Rome 2010 – Along the silk road; se chiedeste ad Igor vi direbbe che sono andata ad incontrare dei cinesi… sì, vero, ma non solo, ho incontrato egiziani, iraniani, armeni, macedoni, ed indiani d’India (detto così suona come fichi d’India)

Il posto dove si teneva il tutto era molto bello, un museo, il museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano qui a Roma; è un museo poco conosciuto, al punto che, nel corso del programma di Diacona (giornalista RAI che ha collaborato con Santoro, e che ora ha un programma di denuncia sui mali d’Italia che si alterna con Report della Gabbanelli – se avete lo stomaco “forte” vi consiglio ambedue i programmi, assicuro che sono interessanti, anche se poi il rodimento è garantito) sullo stato dei Musei e dei Beni archeologici ed Artistici in Italia, ebbe uno spazio rilevante in cui la direttrice denunciava la mancanza di fondi da parte dello sdtato per cui si trovava costretta a rinunciare al laboratorio di restauro (tra i più innovativi) ed ad avere nei magazzini tantissimi (troppi) reperti…

Ad ogni modo la location era piuttosto bella (al punto che venerdì ne ho approfittato per girovagare e scattare qualche foto), e l’argomento interessante la cultura come possibilità di fare “business”… ok lo so, ora arricciate il naso, ma visto lo stato delle cose (piuttosto brutto), visto l’interesse dell’attuale governo alla cultura (pari a zero) bisogna iniziare a vedere la cultura come fonte di “affari”

Io non intendo dire che bisogna mettersi a vendere e svendere la cultura nostrana (e per cultura intendo i reperti, le opere d’arte e quant’altro) ma iniziare a “sfruttarla” – in maniera equa e eco-compatibile nonché cultural-compatibile – e sfruttare anche le competenze che sono derivate da tutta questa cultura (non ultime tutte le tecniche di restauro sviluppate, o le capacità di gestione museale).

Insomma, per quel che mi riguarda è stato interessante, anche poter parlare in inglese dopo un po’ di fermo (il mio lavoro effettivamente non prevede molto che io usi quanto appreso nel corso dei miei studi: le lingue straniere) … incontrare durante appositi appuntamenti B2B (=Business to Business) – organizzati non so da chi ma credo un po’ a casaccio – persone provenienti da altre zone del mondo, con altre culture mi esalta sempre…

…solo che… da me in ufficio le cose vanno piuttosto maluccio, mi chiedo quindi (magari mi sfugge eh) che beneficio possiamo ricavarne da questi incontri se poi non abbiamo di che investire per poterli sviluppare in una maniera esaustiva… insomma, parlare con un iraniano del progetto de “La via della seta” – cioè del turismo che può essere sviluppato lungo la via che venne percorsa da quel tale Marco Polo – mi entusiasma, ma poi non vederlo svilupparsi o non poter prendere parte attiva al tutto, come avverrà, è una cosa che mi dispiace (non saprei dirlo in altre parole)

Quindi mi viene da pensare di non aver speso il mio tempo nel migliore dei modi

Ad ogni modo è stato divertente “conversare” con un professore cinese, la parte divertente consisteva nel fatto che per tutti i 20 e più minuti di conversazione lui fissasse un punto nel vuoto, la sua faccia priva di espressioni, e abbiamo più che altro conversato con la sua giovane interprete (una studentessa d’arte cinese di stanza a Bologna chiamata per accompagnarlo) la quale, oltre a mostrare molto più interesse, prontamente traduceva quanto dicevamo (o almeno me lo auguro visto che i passaggi erano i seguenti italiano-inglese-inglese-cinese). Mi chiedo ancora a cosa diavolo pensasse…

Altra cosa divertente è stato vedere la scena al buffet, sia a colazione, che a pranzo che a merenda… una vera e propria ressa in cui non solo la gente raddoppiava, ma, come al solito, sembrava non mangiare da due o tre giorni… cosa che il primo giorno può andare, ma già al secondo giorno di convegno è poco plausibile…

L’unico vantaggio in tutto ciò è stato staccare per due giorni dall’ufficio, cosa che ho prontamente scontato oggi con due giorni di scartoffie accumulate sulla scrivania e che smaltirò non so bene quando… sssigh!!!