lunedì 30 marzo 2009

Reality Bites


«Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti. »

Andy Warhol


stasera mio padre ha deciso di tirare fuori la radiolina che aveva comprato per mia madre quando era ricoverata in ospedale, per piazzarla in bagno ("è uno spreco non utilizzarla"), ed ha subito trovato il modo per inaugurarla, me l'ha accesa per riempirmi il tempo mentre facevo la doccia...


così, mentre usavo la mia solita quintalata di balsamo, sentivo un non meglio definito programma su radio2, il cui argomento odierno erano i - tremate tremate - REALITY!!!!


ecco, ad essere sincera, il primo pensiero è stato: "che palle, mo pure alla radio???", insomma, oramai riesco a sfuggirli solo quando vengono trasmessi alla tv...


alla fine è un bombardamento continuo, si parla di reality ovunque: sui giornaletti gratuiti, in giro per l'ufficio...su facebook!! tra l'altro io ho una confessione da fare, per la teoria dei sei gradi di separazione (ma non solo), io posso dire di avere un "contatto" con La Casa.... no, non quella di cura giusto 300mt prima di casa mia... proprio con quella lì, la casa che tutti i guardoni vorrebbero avere vicino, la casa in cui tutti gli esibizionisti vorrebbero vivere... insomma quella del grande fratello/bordello...


con mio sommo scuorno, conosco (per via indiretta) uno degli abitanti. no, non è lo scarafaggio Mimmo che una volta abitava in casa mia, è il fratello di una mia ex compagna di classe del liceo (la quale, tra l'altro, ha sempre cercato di bazzicare in tv, con una netta preferenza per i programmi del Mario nazionale, il marito di Costanzo per intenderci, e vanta una partecipazione - ma parmi più d'una...credo...boh..nin zo ed alla fine non mi tange.- a "Uomini e Donne"- nb è quella al minuto 4'27'')... così ora mi ritrovo 'sta "violenza" virtuale tra le mie "mura domestiche" di fb...


questa mia ex-compagna ci incita regolarmente a "salvare" il fratello (vediamo se indovinate qual'è), buttando fuori - previo invio di sms - i "falsi" di turno... a me verrebbe da risponderle che trovo che suo fratello e tutti gli altri autoctoni della casa siano solo BRA (=braccia rubate all'agricoltura), e che il fratellino, che pare più un 30enne piuttosto consunto che non un 26enne, potrebbe tranquillamente, a mio parere, tornarsene a fare il personal trainer visto che, da sua dichiarazione (da me letta su Leggo in un momento di semi abbiocco sul treno), lui non aspira alla notorietà televisiva... ma allora perchè lo fai?? per emulazione? per noia? sai che sbattimento stare rinchiuso in una casa...e per cosa? per il danaro alla fine? per quei 15 minuti di notorietà di cui parlava Warhol?


e così, mentre decidevo di lasciarmi i capelli in stile bombardato (quel mosso sconvolto che è mio e che mi rende sempre un po' profuga), ascoltavo Lorena Bianchetti (perchè era lei la conduttrice...la figlia del mio pasticciere di fiducia, certo...ho più stima per i genitori che non per la figlia) che intervistava Malgioglio - in quanto ex concorrente - ed un altro tipo, un tale Fabrizio, - in quanto produttore di reality - e sentire questa autocelebrazione del format, che oramai di reale ha ben poco, mi faceva pensare alla fortuna di avere due genitori che ultimamente si sono dati all'acquisto di dvd...


ovviamente ho spento prima che arrivasse a parlare la Marini, la quale avrebbe racontato la sua esperienza d'esser stata inseguita dalle telecamere h24, non so per quanto tempo...


ed a quel punto ho compreso una cosa: io i miei quindici minuti li ho già spesi


...dormendo

venerdì 20 marzo 2009

caso umano o casus belli?

And I want these words to make things right
But it's the wrongs that make the words come to life

                                               Fall Out Boy “Thanks for the Memories”

 

 

“Scusami c’è un qualcosa che voglio chiederti da tempo…” “Sì?” “…ehm…ma io, per te, sono un caso umano??”…sono seduta sulla mia poltrona, la quale, per l’occasione, è sgombra da tutti i vestiti, il telefono in mano, una parte del mio essere è già al “dopo telefonata” (la nanna nb), e questa domanda spiazzante così…eh no eh? Non è mica valido…io ero già con un piede nel letto e qui mi si chiede lucidità, capacità di riflessione (cosa già ostica quando sono sveglia…ma così poi…) la prima reazione sarebbe sbottare a ridere "caso umano??" ma c'è un qualcosa che mi fa intuire che non si scherza qui, che una risata potrebbe non essere ben compresa, che serve una risposta un poco più completa ed esaustiva…quindi una telefonata di pochi minuti è diventata una disquisizione sulle rotture di più di un’ora.

 

Non ci vuole un gran genio per dire che quando si rompe con qualcuno quello che viene fuori sono una lunga sequela di insulti della serie: “c’eravamotantoamatimotecavereigliocchiforidalleorbitetefareisoffrìtutte lepenedell’infernobruttissimo…”.

Io ammetto che se insulto/ho insultato è perché sono stata portata all’esasperazione, attacco per difesa e mai solo per attaccare…

Ad ogni modo, la domanda partiva da una frase detta in un post rottura, una frase che, se interpretata e/o decifrata, suonava dire così: “non ti conviene lasciarmi, perché io e solo io posso trovarti interessante, perché tu sei un caso umano” ovviamente della frase originale ho conservato solo 2 parole, i diritti di copyrights per gli isulti altrui vengono prima di tutto…

 

Ma torniamo sulla mia poltrona, come faccio ogni volta che sono un po’ stanca e mi si chiede di fare uno sforzo, ho le mani tra i capelli, ed infatti sono dritti in testa, ridacchio e rispondo: “ma tu mi sai dire chi è normale? Anzi mi sai dare l’esatta definizione di normale (che non implichi un parere soggettivo)? Sono stata educata a non giudicare gli altri perché non sta a me giudicare…ma dimmi per cortesia cosa è normale a questo mondo”. Mi viene da sorridere, quante cose mi sono state dette per ferirmi…e lo ammetto, per quanto io sia un essere razionale, senziente, e neanche una stupida (o almeno non tanto), sono arrivate tutte così bene a segno che quello che mi hanno lasciato, le “cicatrici”, si fanno tutt’ora sentire… io sono quella che era “in torto” persino da lasciata (!!! Sempre per la serie attaccate, attaccate anche se siete in torto) e tutto quello che mi era stato fatto (nel bene ma soprattutto nel male) era stato fatto per il mio bene…ok, forse alcune mie esperienze rientrano più nella categoria “torture psicologiche” piuttosto che “rotture dolorose”, ma… la sostanza non cambia poi di molto, no?


Le due strofe all’inizio sono lì perché, al di là del fatto che le ho volute io lì, descrivono molto bene come a volte accada che, nel momento in cui si cerca di trovare una soluzione ad un qualcosa di doloroso, quando si cerca di porre un argine, si finisce col fare l’esatto contrario di quello che si vorrebbe (da “make things right” a “the wrongs that make the words come to life”), parte il ballo delle recriminazioni, e vince chi trova più colpe nell’altro, chi colpisce più basso e fa più danni, non fate prigionieri, più sangue scorre e meglio è…

 

Io, da quella poltrona, vorrei abbracciare il “caso umano”, ma non è quello che servirebbe, sarebbe un palliativo, una cosa passeggera, io almeno la vedo così. Quello che posso fare e tirare fuori la mia esperienza da “caso umano”, perché anche io sono stata “definita” in questa maniera (magari non con queste esatte parole) ed allora, una volta che le parole bruciavano meno, una volta preso il necessario distacco, le ho soppesate, ho “visto” chi me le aveva dette, e la situazione in cui ci trovavamo…

Avete mai fatto caso che spesso le accuse che ci vengono rivolte sono facilmente rispedibili al mittente, perché sono i torti del nostro accusatore? No? Fateci caso.

In buona parte dei casi, si scarica la propria coscienza sporca sull’altro, facile eh? Beh certo, volete mettere col convivere con quel “rodimento”, il “grillo parlante”, che ci ricorda in continuazione i nostri sbagli? Ho conosciuto persone che, pur avendo avuto un comportamento totalmente scorretto nei confronti del proprio partner, hanno indossato la maschera dell’agnello privo di peccati ed hanno accusato l’altro di ogni errore, peccato, e persino nefandezza, possibile. Scagli la pietra chi è senza peccato/scagli la pietra chi è senza peccato/scagliala tu perché ho tutto sbagliato, alla fine chi è che è senza torti o senza errori? Vivere poi con sé stessi è la prova più dura, è questo quello che va ricordato…

 

Vorrei aver avuto rotture meno dolorose, vorrei riuscire a trovare un giusto equilibrio, ma semplicemente mi piacerebbe che, al momento di una rottura, un rapporto non si trasformi in un ring, una lotta nel fango dove il “fango” sono tutti i torti, veri o presunti, che si è riusciti a fare/subire all’ e dall’altro…

 

Ma alla fine una cosa l’ho imparata, ho imparato ad accettarmi, coi miei difetti ed i miei sbagli, e non accetto che qualcuno, vuoi per ripicca o altro, mi metta i piedi in testa, così come non sarò io a guidare la battaglia…perché arrivati ad un certo punto io preferisco esser sola piuttosto che male accompagnata o (come dice una mia collega) SEMPRE accompagnata

 

 

 

“Thanks for the memories
Even though they weren't so great;
"He tastes like you, only sweeter"!”

                                                                                                           


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martedì 17 marzo 2009

Mi annoio...a chi posso dar fuoco?

Antefatto: nei mesi scorsi i giornali, i tg, e quant'altro, hanno parlato all'infinito di casi in cui degli...non saprei neanche definirli...idioti? vada per idioti, insomma degli idioti hanno dato fuoco, per noia, ad un diverso, e per diverso intendo un senza tetto, uno straniero che magari dormiva su una panchina... altre volte, sempre per noia, hanno pestato a sangue, ultimo caso quello del disabile pestato perchè gay e perchè i suoi aggressori non sapevano come ammazzare il tempo... pare ovvio che una maniera per ammazzare il tempo sia ammazzare qualcuno, no? poi ci sono ovviamenti gli anonimi, che, con gesti forse meno eclatanti ma altrettanto stupidamente distruttivi, vanno in giro a distruggere: panchine, le ultime cabine telefoniche che sono rimaste in giro e quanto altro di pubblico trovino in giro...


allora, io non so cosa voi facciate quando vi annoiate, io personalmente ho varie opzioni, leggo un libro, disegno, ciondolo per casa, esco con gli amici, qualche volta mi "distruggo" bevendo, ma lo faccio mirando solo alla mia persona badando bene a non fare altrettanto con gli altri... alle peggio molesto mia sorella...con sua somma gioia...


ma questi, invece, non hanno nessun altro modo? non riescono trovare un'alternativa al distruggere, al fare male a qualcun'altro?? non possono limitarsi a far male a loro stessi?? io mi chiedo...


così ieri mi è stato inviato il link ad un sito che ti suggerisce i nomignoli da affibbiare al partner, ed un'idea balzana m'è balenata in mente: ma non potrebbero ammazzare il tempo in questa maniera?? è vero, alcuni nomignoli paiono più insulti che altro, ecco qui alcuni esempi: michausen (ma che roba è??), pagnottello (...pare che gli si dica che è grasso...), miciotopo (confusione sull'animale da scegliere...), orsopoeta (è un po' asociale...ma mooolto romantico in questo!!), toffoletto (...non saprei come commentare), spungillo (non so neanche cos'è)...


ovviamente ho già fatto un piccolo esperimento, provando alcuni dei soprannomi.... mi è stato risposto che di sicuro danno una scossa al rapporto, e che pertanto sarei stata usata come antenna e piazzata sul tetto in attesa di ricevere la suddetta scossa...


ma ora mi sorge un dubbio, persone che si annoiano in maniera tale, che quindi necessitano di distruggere il proprio prossimo, non possono avere qualcuno da appellare/insultare in tale maniera, perchè allora non si annoierebbero affatto, perchè se si ha qualcuno nella propria vita, sia esso la dolce metà o un amico vero, non ci si annoia...


...perchè si ha ben altro da fare allora...

venerdì 13 marzo 2009

aperitivo psicologico...

qualche sera fa sono andata a fare l'ennesimo aperitivo di fila (nel senso che ne ho fatti svariati nel corso della settimana ed oramai è chiaro che oltre che alcolista sono totalmente dipendente dagli stuzzichini che forniscono nei locali), oltre a bere il mio long island mi guardavo attorno nel locale ed osservavo i quadri appesi alle pareti, erano delle silhouette di donne dipinte in atteggiamenti intimi, quindi decido di commentare con chi stava con me:


-         Io: hai visto i quadri (bacchettona moralista che non sono altro)??

-         Amica: sì, sembrano le macchie che ti fanno vedere dallo psicologo…

-         Io: quelle di Rorschach? (grazie Watchmen…^^) beh se sono quelle inizio a preoccuparmi…

 

ora anche durante l'aperitivo si viene psicanalizzati...ma preferisco non sapere i risultati

giovedì 12 marzo 2009

L'inutile

parlando con Cate mentre ci smezzavamo un muffin un po' stantio da Castroni:


Io - “mia cugina mi ha portato da Boston il preparato per muffin…sai com’è le ho chiesto di portarmi qualcosa dall’America ed ho optato per quello…”

Cate – “e come facevi a sapere che esisteva?”

Io – “e che non lo sapevi che sono la regina nel sapere tutto quello che è superfluo ed inutile?”

Cate ha finito collo strozzarsi con quello che rimaneva del muffin




oggi, aprendo msn mi appare la seguente scritta: Zac e Vanessa (nb quelli di High School Music) sposi, ed io di rimando: 


 AAAH ORA CHE SO CHE ZAC E VANESSA SE SO SPOSATI dormo sogni tranquilli!


 vado a dormire và...che da stanotte finalmente non starò più in ansia per loro...




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domenica 8 marzo 2009

oltre alle gambe...

"brevi" cenni storici e non:


La Giornata Internazionale della Donna, comunemente però definita Festa della Donna è un giorno di celebrazione per le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne ed è una festività internazionale celebrata in diversi paesi del mondo occidentale l'8 marzo. L'usanza di regalare mimose in occasione della festa non è invece diffusa ovunque. L'8 marzo era originariamente una giornata di lotta, specialmente nell'ambito delle associazioni femministe: il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli. Tuttavia nel corso degli anni il vero significato di questa ricorrenza è andato un po' sfumando, lasciando il posto ad una ricorrenza caratterizzata anche da connotati di carattere commerciale. La prima giornata internazionale della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti in seguito alla sua dichiarazione da parte del Partito Socialista Americano. L'idea di istituire una giornata internazionale della donna fu per la prima volta presa in considerazione all'alba del 20° secolo, quando la rapida industrializzazione e l'espansione economica portarono a molteplici proteste sulle condizioni di lavoro. La data dell'8 marzo deriva da una leggenda sorta fra i circoli comunisti francesi negli anni '50, secondo la quale alcune operaie di fabbriche tessili e di confezioni avrebbero condotto una di tali proteste l'8 marzo del 1857 nella città di New York per manifestare contro le precarie condizioni di lavoro e i bassi salari, ma furono attaccate e disperse dalla polizia. Fra gli altri eventi storici commemora l'incendio della fabbrica Triangle (New York, 25 marzo 1911), dove 146 persone, la maggior parte donne immigrate (moltissime di origine italiana), persero la vita. Nel 1910 si tenne la prima conferenza internazionale delle donne nell'ambito della seconda internazionale socialista a Copenaghen, nell'edificio del movimento operaio al 69 di Jagtvej la Folkets Hus (Casa del Popolo) chiamata poi "Ungdomshuset". Qui più di 100 donne rappresentanti di 17 paesi scelsero di istituire una festa per onorare la lotta femminile per l'ottenimento dell'uguaglianza sociale, chiamata Giornata internazionale della Donna. L'anno seguente, la giornata mondiale della donna segnò oltre un milione di manifestanti in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Poco dopo il 25 marzo 1911 l'incendio della fabbrica Triangle uccise 146 lavoratori. L'insufficienza delle misure di sicurezza è considerata la causa dell'alto numero di morti. Questo portò molta attenzione sul tema della sicurezza sul lavoro, tema molto caro alle giornate internazionali della donna degli anni seguenti. Più tardi, all'inizio della prima guerra mondiale, le donne di tutta europa tennero delle marce di pace l'8 marzo 1913. La donne russe si ritrovarono a manifestare il 23 febbraio 1917 (l'8 marzo del calendario giuliano) per la morte di circa 2 milioni di soldati russi morti in guerra, nell'ambito delle prime proteste e sollevazioni popolari che porteranno alcuni mesi dopo alla rivoluzione d'ottobre. Le proteste contro la guerra continuarono per vari giorni fintanto che lo zar Nicola II fu costretto ad abdicare in favore del fratello, il granduca Michail, il quale rinunciò a sua volta a salire sul trono. Il governo dovette concedere il diritto al voto anche alle donne. Da quell'anno la festa viene in una data fissa, mentre precedentemente era festeggiata l'ultima domenica di febbraio. In Italia, nel secondo dopoguerra, la giornata internazionale della donna fu ripresa e rilanciata dall'UDI (Unione Donne Italiane) associando nel contempo alla data dell'8 marzo l'ormai tradizionale fiore della mimosa. Nell'ovest la giornata mondiale della donna fu commemorata comunque anche se con sempre meno successo, fino alla nascita del femminismo negli anni '60. Il 1975 fu designato come 'Anno Internazionale delle Donne' dalle Nazioni Unite. Le organizzazioni delle donne hanno osservato la giornata internazionale della donna in tutto il mondo l'8 marzo tenendo eventi su larga scala che onorassero gli avanzamenti della donna e ricordassero diligentemente che la continua vigilanza e l'azione sono richieste per assicurare che l'uguaglianza delle donne sia ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita. A partire da quell'anno la Nazioni Unite hanno cominciato a celebrare la giornata internazionale della donna l'8 marzo. Due anni dopo, nel dicembre 1977, l'assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una "giornata delle nazioni unite per i diritti della donna e la pace internazionale" da osservare in un qualsiasi giorno dell'anno dagli stati membri in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l'assemblea generale riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe anche l'urgenza di porre fine alla discriminazione ed ad aumentare il supporto alla piena ed eguale partecipazione.


detto (o meglio  trascritto) tutto ciò, preciso che non sento la necessità di vedere un uomo spogliarsi per dire che sto festeggiando una giornata che è dedicata anche a me in quanto donna e, mi è stato detto stamattina, sfruttata dal punto di vista lavorativo...


ho deciso di festeggiare il "mio" 8 marzo un giorno prima, quindi il 7 andando insieme con "un'amica del treno" (che rientra nella categoria "persone piacevoli da incontrare") a fare uno stage di difesa personale, il quale consisteva in qualche ora di spiegazioni di tecniche di un'arte marziale delle Filippine: il Kali Kalasag e poi spiegazioni sull'uso dell'ormai famoso "spray al peperoncino"...


ho quindi risposto ad alcuni inviti dicendo che ero impegnata in questo corso, il cuginastro ha risposto in questa maniera: "Autodifesa?!?! Cedi al lato oscuro?"


devo dire la verità mi sono un bel po' gasata durante la prima parte del corso, anche perchè, provando alcune tecniche, ho potuto sfogare qualche piccolo sassolino/frustrazione che m'era rimasto da togliermi, in più il mio sparring partner, un signore che pratica già quest'arte da un po', m'incitava a colpire senza remore (o almeno con solo alcune) perchè così avrei capito appieno, e comunque se (augurandosi sempre che non accada) mi trovassi di fronte ad una situazione  di pericolo, in cui la fuga (che lui mi consigliava sempre come prima opzione) era esclusa, non devo categoricamente avere remore...


quindi via di calci, colpi, afferrare il polso (un punto che, come ci hanno spiegato, è di facile rottura), storcimento di pollici... ammetto di avergli fatto un po' male un paio di volte - mentre l'ho un po' fregato perchè sono piuttosto sciolta e quindi doveva fare una grossa torsione prima di farmi male al braccio o al pollice - ed al tempo stesso, a forza di tirare calci,  di sfuggire a prese per i polsi, o di assestare colpi su braccia e base del collo qualche livido me lo sono procurato anche io (del resto mi vengono piuttosto facilmente)


dopo circa tre ore di arti marziali - nb io non avevo mangiato nulla dalla mattina alle 10 e si era arrivati alle 17 passate - siamo passati alla spiegazione sull'uso dello spray, che si è rivelato essere un'arma a doppio taglio... questo perchè, è vero che mette knock-out un aggressore per 40 minuti, ma può ritornare indietro anche a chi l'ha usato...


del resto la capsaina, derivato dai peperoncini, e non utilizzabile per condire la pasta, oltre che negli occhi arriva nelle vie aeree bloccando il respiro. ovviamente noi, durante l'esercitazione, abbiamo usato gli spray caricati ad acqua e lacca per capelli (l'ho sempre detto io che i parrucchieri hanno in mano le armi più pericolose!!), e la lacca, a detta di chi era lì presente e non soffriva (come me) di raffreddore e naso tappato, arrivava benissimo al naso e bruciava un po' in gola...


dopo una breve introduzione legale sull'uso dello spray, quello che si può e non si può fare, cosa dice la legge (anche se dovrò chiedere il parere del mio avvocato di fiducia perchè era troppo concisa come spiegazione), ed un'altra spiegazione sulle implicazioni psicologiche di un'aggressione (pare scontato ma ci sono donne che non riescono a comprendere cosa sia accaduto loro e non ritengono di aver subito violenza), è seguita la lezione pratica


ci è stata spiegata la posizione di difesa, i movimenti da fare per tenere a distanza l'aggressore, per togliere la sicura allo spray e procedere con l'accecamento... devo dire che, nel simulare l'aggressione, sono accaduti piccoli incedenti un po' bizzarri, c'è stato chi (l'unico uomo partecipante allo stage a non essere uno dei normali frequentatori del corso ma che era venuto in veste di "donna") si è riuscito a spruzzare addosso tutte le volte lo spray, chi (sempre lo stesso) si è autoeliminato cadendo senza che nemmeno "l'aggressore" (un ragazzo che frequenta il corso di kali kalasag) lo toccasse, chi, anche se non era una situazione di reale pericolo, non è riuscito ad aprire la sicura...


io, non so nemmeno se per puro culo o se per bravura, ho allegramente spruzzato la ragazza che mi faceva da sparring partner (la quale, facendo lei il corso di arti marziali, non aveva il diritto di switchare di posizione e spruzzare me invece), che alla fine era talmente laccata (e mi sono sentita un po' in colpa per tutta la lacca che le è finita negli occhi e nei polmoni) da essere pronta per andare per locali...m'avesse almeno lasciata fare qualche piccolo ritocco!!!


però, al ritorno, dopo aver finalmente divorato il mio pranzo (erano dopo le 18!!) in metro e poi in attesa all'uscita della metro laurentina, osservavo alcuni esemplari di maschietti e mi chiedevo: "il corso me l'hanno fatto per difendermi dl maschio medio, forse un po' rozzetto, quello che "ha da puzzà"... ma dal metrosexual, quello con le sopracciglia più sistemate delle mie, che a volte si trucca pure un po', che a volte pare pure un po' alieno...


insomma da queste strane figure qui, come mi difendo??


spezzando loro un unghia? scompigliandogli la capigliatura??"


mah...speriamo bene!!

mercoledì 4 marzo 2009

Forever...for a while


"When you sit with a nice girl for two hours, it seems like two minutes.


  When you sit on a hot stove for two minutes, it seems like two hours.


  That's relativity.”


 


I voli intercontinentali adesso so che servono anche a questo: sbirciare nel monitor dei tuoi vicini/e di posto ed edottorarsi (?!?) sui kolossal made in Bollywood. La trama suppongo sia sempre la stessa: un lui si invaghisce di una lei, si innamorano, vanno in brodo di giuggiole e si sposano, poi (prima, durante o dopo il matrimonio) qualcuno o qualcosa interviene a guastare l’idillio, e a suon di balletti e serenate tutto magicamente s’aggiusta giusto in tempo per il lieto fine (Aristotele starà dando le capocciate al sarcofago per l’entusiasmo…a meno che non l’abbiano cremato, s’intende). Mi ha colpito questa frase detta dal Dev Patel di turno “Dolcezza, io credevo che tra noi fosse persempre…beh ehm, nel senso di persempre per un po’”. E allora ho avuto l’incipit giusto per imbrattare il mio quadernetto d’appunti  Hokusai, ultimamente frequentato molto di rado dall’ispirazione, anche se alla fine non tratterò di amore eterno se non in parte, ma di amore in generale. Se ho scritto un cumulo di baggianate senza capo né coda, beh sappiate che è normale ma mi appellerò strenuamente al jet-lag.


In vita mia ho trovato chi ci credeva e chi no. Chi credeva a quello con la A, chi a quello con la a ed anche a quello con la u (sia maiuscola che minuscola).


Ogni tanto taluni si accorgono che si sono/sentono innamorati, spesso più del concetto di essere innamorati stesso che di qualcosa di più concreto, tipo un bipede (o tripode, nei casi più eclatanti).


Una volta mi sentivo un chimico.


(Ah, il fatto che poi quest’imbrattamento di carte -che nonostante ciò rimangono comunque bianche- sia finito qua lo devo esclusivamente alla gentilezza e magnanimità della padrona di casa. A proposito Ai, i soldi dell’affitto te li posso portare sabato pomeriggio?)


Ancor oggi nel lessico anglosassone ci si riferisce alla comunione delle menti e dei corpi con il termine “chemicals”. Ancor oggi penso che miscelando sapientemente alcune sostanze e dandole in pasto al sistema nervoso centrale otterremo –con le dovute variazioni da individuo a individuo- i sintomi dell’amore anche alla vista di una moquette unta di maionese.


Ma attenzione non fraintendetemi (anche perché non lo so nemmeno io quello che avrei voluto dire), non sto riducendo tutto ad una sorta di mero doping neuro-emozionale, rimane il mistero di cosa attivi questa secrezione di sostanze e pensandoci bene soprattutto del perché nel corso della vita questo stesso meccanismo cambi e non segua regole certe ed attendibili.


Esaminiamo i vari casi:


1) Chi crede. La mia categoria e quella bene o male frequentata un po’ da tutti. Non sappiamo com’è, che colore di capelli abbia (tuttalpiù speriamo che li abbia), come si vesta (ma tutti speriamo che una volta riconosciuto si svesta il prima possibile), che luoghi frequenti, con che odore, sapore e consistenza si presenti a temperatura ambiente, se ci colpirà come un fulmine o si insinuerà furtivamente dentro di noi come una tenia . Sappiamo solo che c’è, perché l’abbiamo già sentito oppure ci fidiamo dei racconti dei nostri amici.


2) Chi non crede. Bel pirla, mi verrebbe da dire. Posso capire smettere di credere al 3) come concetto praticabile sulla terra, ma che ti deve avere fatto mai la vita di così osceno per non innamorarti più? Ti perdi tutta la parte più ganza della cosa (le secrezioni più vicine all’effetto degli allucinogeni…lei anche quando rutta ti sembra un coro di cherubini, cammina a tre spanne da terra anche senza tacchi e quando non la puoi vedere ti viene l’enfisema) . Spesso è buttata lì solo per convenienza (dico che non credo all’amore, così al limite mi gusto solo la parte meno impegnativa della cosa). Struzzi.


3) Chi crede alla A. Uh, perfezionisti. Ci siamo passati un po’ tutti ma di solito finisce a schifio. Fomentati da grandi ideali (romanzi d’appendice e filmetti rosa pallido) credono che dalla vita si meritino un amore immenso, travolgente, perfetto, totalizzante ed eterno naturalmente. Per carità, a chi farebbe schifo…peccato che in questa lista ci siano un po’ troppi aggettivi che non vanno a braccetto  con “umano”. Risultato: si tende un po’ troppo a disprezzare e poco ad apprezzare il miracolo della semplicità. Autolesionisti.


4) Chi crede alla a. Volemose bbene. Si lo so amò, semo pieni de difetti, ogni tanto faccio ‘npò lo stronzo, soprattutto quanno te cicco la sigheretta sur divano o te la spengo sulla pianta de ficus, ahò però nissuno è perfetto nimmanco te…e poi t’ho visto l’artra sera  ar pabbe come guardavi er cugino de Ombretta, ahò ma che te pensi che so cecato? Je stavi a fa l’occhi dorci quando te parlava che ha vinto er secondo premio ar concorso de tuning de Gorf turbo…manco primo è arivato sto pezzente ma che ce trovi de interessante ahò? Ma che t’ho fatto mai mancà gnente io? Me so pure iscritto ar corso de sarsa pè dimostratte quanto te amo amò…mò lascia perde che me so ritirato dopo dù mesi, lo sai che ho fatto er botto cò la moto che m’ha mprestato tu padre e so piallato ‘n tendine, nun è vero che n’ero bono… daje amò stamo insieme da 8 anni e mezzo…chi cazzo che te se pijerebbe ormai… a te, si perché ammè…e ppoi se volemo fa ‘n ragazzino adesso è er momento giusto. Paura.


5) Chi crede alla u. Dimensione avventura. C’è un sottile confine tra la naturale attrazione che abbiamo tutti verso “varie” persone e scambiare costantemente ciò per amore. Compulsiva, ciclotimica, e non di rado terribilmente superficiale, la persona in questione dimostra di solito solo una squassante insicurezza e mancanza d’autostima. (da non confondere con i più smaliziati interpreti della 2), i cazzari). Non ci sia annoia mai, ma non fa per me.


Forse parlare d’amore un tempo era molto più facile, sicuramente tutto molto più stereotipato. Ma anche le sindromi di pseudo-paranoia riguardo i nostri sentimenti in cui sprofondiamo a volte non è che siano il massimo per qualcosa che, non scordiamocelo, dovrebbe essere la quintessenza della semplicità, spontaneità, naturalità (sembra la pubblicità di un formaggio…).  


In conclusione di questo breve (e meno male) “trattato” (non trattatemelo troppo male), direi di non allarmarsi. Non allarmatevi circa la durata, l’eternità è veramente dura da sopportare da soli, figuriamoci in due. Non allarmatevi circa la perfezione, che spesso è sinonimo di fregatura, magari un esamino di coscienza un po’ più schietto per capire quanta imperfezione voi siate disposti a tollerare. Godetevi i vostri stomaci in subbuglio, e gioite del fatto che per una volta non è stata la gastrite a causarveli. E tenete conto che, ahimé, a differenza della gastrite un giorno finiranno.


E non crediate di non aver mai amato: non è fisicamente possibile.


Semplicemente non avete ancora ben chiaro come vorreste amare.


Allora pensate a qualcosa di molto più semplice: come vorreste essere amati.


Ecco, provate così.


 


"Gravity cannot be held responsible for people falling in love.”


 


(quotes by Albert Einstein)


 


lunedì 2 marzo 2009

fear less or fearless?

qualche settimana fa qualcuno mi ha chiesto dei miei sogni, di quello che sogno nella mia fase rem... mi sono ricordata di uno strano sogno che ho fatto un mesetto fa circa...


sono alla stazione Ostiense, dove passo un po' di tempo della mia vita lo ammetto quindi la location non è strana, e sono di fronte al chitarrista che tanto mi piace, di fianco a me c'è qualcuno che non è più parte della mia vita da tempo, mi giro e gli dico: "hai visto? è bravo come ti dicevo vero?", questa persona mi guarda e dice "ed allora perchè non balli?"...


mi azzittisco, guardo il chitarrista, guardo lui, e finalmente rispondo: "sarebbe troppo facile dire 'perchè sono un ciocco di legno' o perchè 'muovere il culo è fin troppo facile' ", concedendomi così lo spazio di una frecciata, "no la soddisfazione in questo caso non te la dò, è semplicemente per paura... la paura di quello che gli altri, di quello che tu puoi, pensare... mi blocca l'idea di essere giudicata... tutto questo è ridicolo..."


la sveglia ha poi suonato, o comunque sia qualcosa è successo, perchè il sogno si è interrotto, o non lo ricordo più, ma m'è rimasto questo tarlo, perchè temo il giudizio altrui? o almeno lo faccio al punto da limitarmi? nella mia testa risuonano una marea di: "questo non si fa", "non sta bene dire a questo modo", e tante altre farsi simili, la mia vita è partita da una serie di paletti, al punto che a volte mi chiedo su cose stupide se farlo sta bene o sta male, "ma posso salutare l'estetista con 'baci' al termine di un messaggio, non c'è tutta 'sta confidenza ma, al tempo stesso, c'è", una nuova conoscenza che sento più vicina di vecchie conoscenze può essere abbracciata? il delineare lo spazio fisico mio e degli altri è una cosa che a volte mi manda in tilt, a volte con persone che conosco da tempo, ma con cui non sento affinità o altro, ho bisogno di uno spazio rispetto che con persone che magari conosco da meno tempo...


potrà sembrare strano, ma a volte è così difficile che vorrei mandare tutto a farsi friggere, seguire l'istinto, e mollare la paura in un angolino, non divenire un'incosciente, solo vivere il tutto meglio, senza temere l'altrui giudizio nei miei confronti, che sarà sempre e comunque MENO rigido del mio...


Your eyes seep through me
You think you hate the way I mince
I'm screwing yours dreams now
So cynical at your expense

Oh what a sacrifice
All of my dreams will melt away
So who's so special now
No one's more special, more than me, more than me

I can dream, I can dream
I can dream that I'm someone else
I can love, I can love
I can love - whoa - love someone else
I can dream, I can dream
I can dream that I'm someone else
I can love, I can love
I can love - whoa - love someone else

Secretly

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=7M8UxZDk56o&hl=it&fs=1&color1=0x402061&color2=0x9461ca]


I've been biding my time
Been so subtly kind
I've got to think so selfishly
'Cos you're the face inside of me

I've been biding my days
You see
Evidently it pays
I've been a friend with unbiased views
Then secretly lust after you

So now you feel rusty you're bored and bemused
You wanna do someone else
So you should be by yourself
Instead of here with me
Secretly

Trying hard to think pure
Bloody hard when i'm raw
You're talking out so sexually
About boys and girls
And your friggin' dreams

So now you feel lusty you're hot and confused
You wanna do someone else
So you should be by yourself
Instead of here with me
Secretly

So now you've been busted
You're caught feeling used
You had to do, someone else
You should have been by yourself
You had to do, someone else

You should have been by yourself
Instead of here with me
Secretly, secretly

domenica 1 marzo 2009

tutte le manie di Ai

partendo da un film che adoro, "Tutte le manie di Bob" con Bill Murray e Richard Dreyfuss, vi parlo delle mie manie, quindi questo è un post totalmente autoreferenziale su quelli che sono i miei "disturbi"...


precisamo, io sono metodica e maniacale come solo un potenziale serial killer potrebbe essere, ho bisogno che le cose vadano fatte in una certa maniera o di stare in luoghi che siano in una determinata maniera, ho i miei ritmi e le mie abitudini...se non sono una potenziale serial killer ho un inizio di autismo in stile Rain Man ma mi mancano le capacità mnemoniche e matematiche!! ed ho il sospetto che i miei mici, dopo aver letto questo post, saranno un po' restii a continuare ad uscire con me!




  1. sono maniaca dell'ordine, anche se a modo mio; se la mia camera pare appena reduce da un'esplosione, la cucina dev'essere più che ordinata, ogni cosa avere il suo posto, nelllo scola piatti dev'essere tuto diviso, piatti piani a destra, fondi a sinistra tutto in ordine crescente, bicchieri a sinistra tazze della colozione (messe nell'ordine di chi fa per primo colazione) a destra; nello scola posate queste ultime vanno divise: coltelli con coltelli, forchette con forchette, attrezzi da cucina con gli stessi. Tutto quello che viene usato una tantum, una volta asciutto si deve togliere e rimettere a posto, perchè non c'è spazio a sufficienza... peccato che sono l'unica a pensarla così, tanto che mia madre accumula nella zona lavandino tanta di quella roba che, al passaggio, tende a crollare. I barattoli e le confezioni col coperchio vuoti per me vanno selezionati, in altre parole vedere quanti possono essere REALMENTE utili anche successivamente, e riposti in ordine, mentre il superfluo và buttato...mia madre invece pare collezionarli, e li lascia in giro...



  2. quando cucino mi piace togliere subito il pentolame e gli utensili che ho usato ma che non mi servono più, arrivo persino al punto di toglierli di mano a mia sorella mentre li stà ancora usando. Le bucce di patate e carote, e gli scarti in genere li butto IMMEDIATAMENTE, mia madre, sempre lei, li butta nel lavandino - dove NON abbiamo un tritarifiuti - e se li dimentica lì... sono fantastiche le reazioni di sorpresa di chi va a lavare poi i piatti quando si ritrova a lavare bucce e spazzatura in genere...



  3. qualche anno fa mi mettevo a riordinare le mollette da bucato che erano sui fili fuori dal balcone, le mettevo tutte rigorosamente sul primo filo e le suddividevo in base al colore, rosse con le rosse, gialle con le gialle, bianche con le bianche...per amor di squadra mettevo le gialle e le rosse vicine, separavo quelle bianche da quelle blu, ed accostavo gialle e blu per amor patrio a distanza... mia sorella mi ha confessato tempo fa che, quando faceva le sedute con la psicologa, aveva raccontato di questa mia mania alla stessa, leggenda vuole che le siano illuminati gli occhi ed abbia chiesto come fosse possibile rintracciarmi, pare avesse una bellissima camicia da farmi provare, pare...



  4. ho una sacro terrore per le scale, non quelle a pioli quelle a gradini, perchè da bambina sono caduta varie volte da queste (risultato punti sotto al mento, labbro spaccato e tanto tanto spavento), ho paura a scenderle tanto che devo rallentare, anche se ultimamente sono migliorata... dopo aver avuto un vero attacco di panico al salire sul Cupolone - qui urge brevissima degressione, ero andata lì con due cugine, le quali, due pazze, avevano deciso di fare un po' di esercizio per dimagrire, e sono partite a razzo, correndo su; allora, l'esperienza di salire sulla Cupola più bella di Roma è unica e va ASSOLUTAMENTE fatta, ma non sotto forma di maratona, visto che ci sono punti in cui la scala è angusta, le pareti oblique costringono ad una postura poco naturale e l'assenza di corrimano rende il tutto ancora più precario; mi sono bloccata in salita, abbandonata dal sangue del mio sangue, e soccorsa da illustri sconosciuti, che non ho visto in volto perchè erano alle mie spalle e non potevo girarmi; ho giurato a mè stessa che non sarei mai più salita lassù... - ad ogni modo, dopo quell'attacco di panico ho iniziato ad avere l'abitudine di contare i gradini al salirli, così da ricordarmi quanti sono allo scenderli e - in caso non potessi vederli - non mancarli, ovviamente non mi ricordo quasi mai il numero, fatta eccezione per le due rampe da 10 gradini l'una che portano da casa mia alle cantine, o le 2 rampe da 17 gradini che portano dall'ingresso del Consolato italiano a Stoccolma al sottotetto dove lavoravo... quindi se mi vedete su una scala non mi disturbate, sto contando!!



  5. come Sally di "Harry ti presento Sally", mi piace, quando mangio, mangiare non mischiato, ma rigorosamente separato... lo so che poi tutto andrà a mischiarsi, ma lasciatemi fare così!



  6. dai trascorsi alimentari un po' movimentati, continuo a trascinarmi l'abitudine, quando sento d'aver mangiato troppo e la mia immaginazione scorre fino al punto da sentire il grasso che si deposita sulle cosce (questa è proprio da malati), di sentirmi con la coscienza sporca fino a quando non faccio un po' di movimento, sia una passeggiata o della vera e propria ginnastica...



  7. quando dormo ci deve essere il silenzio più assoluto, per questo sono l'ultima ad andare a dormire in casa, come un fantasma mi aggiro e chiudo le porte dei "locali" (le dimensioni vorrebbero l'uso del termine "buchi") dove c'è un orologio - mio padre è orologiaio - il cui ticchettio potrebbe tenermi sveglia tutta la notte, in stile Paperino col rubinetto che gocciola...



  8. se sono nervosa o stanca non riesco a stare ferma (io che da bambina ero talmente immobile da divenire invisibile) finisce che mi agito come una tarantolata, allungo e piego le gambe, saltello... una volta, durante un appuntamento, mi sono arrampicata su un muretto piuttosto alto (cadendo dal cui mi sarei fatta anche piuttosto male), nonostante l'abbigliamento (sandaletti col tacchetto e vestitno) non fosse dei più ideali e lasciando basito il mio povero accompagnatore...



  9. detesto con tutta me stessa che mi s'impongano delle cose, l'aggiunta di altro cibo nel piatto quando ho già detto no grazie, o l'imposizione di fare qualcosa... in quel caso opto per la resistenza passiva come auto-difesa... non mi posso però difendere dal punto di vista alimentare perchè la mia educazione mi ha imposto che in casa altrui si mangia TUTTO anche quello che NON piace, quindi o svicolo, o annego nel pane il "disgusto"... a casa della mia amica Erica mi avevano sgamata (del resto per 10 lunghi anni ero spesso e volentieri lì) ed allora tutta la famiglia (i sei componenti ed i due cani di casa) mi prendeva allegramente in giro...



  10. quando sono nervosa passo il tempo a grattare le superfici togliendo quanto le rende non liscie... una volta ho grattato via una crosticina dalla mano del mio ex... non ha gradito...



  11. ho bisogno dei miei spazi e dei mie tempi, in mancanza di spazi miei mi chiudo in me stessa, e li ritrovo dentro di me...ma a quel punto non gradisco di essere disturbata... se i mei tempi vengono forzati reagirò piuttosto brutalmente, per poi successivamente pentirmene... ma solo successivamente...



  12. se mi si dà un orario sono talmente puntuale da arrivare in anticipo, e non amo i ritardatari, se non me lo si dà, e magari mi devo anche svegliare prima, mettetevi il cuore in pace, dò la priorità al sonno...



  13. ho un rapporto morboso col mio letto, potrei descrivervi le innumerevoli sensazioni che provo nell'infilarmi sotto le coltri e sentire il tessuto sulla mia pelle... ma non capireste...



  14. ho un sacro terrore di essere sgridata dalla mia estetista, e finisco sempre col fare i "compiti a casa" la sera prima di vederla... l'altro giorno, quando mi ha fatto un complimento, non credevo alle mie orecchie e mi sono, quasi, commossa...



  15. ho scritto più volte di avere un rapporto conflittuale coi miei capelli, quindi ho una venreazione per i parrucchieri in genere, ma devo trovarne uno di fiducia prima di affidargli la mia testa (di solito se mi propone di cambiare colore è out, così come se mi fà un taglio che poi prevede che io, per sentirmi in ordine, passi la mia vita con una piastra in mano)... ieri il parrucchiere mi ha stregata, mi ha guardata dallo specchio e mi ha detto "allora hai qualche idea per il taglio? no?" e, con una luce quasi sinistra negli occhi. ha aggiunto "ce l'ho io una bella idea... e quella che doveva essere una spuntatura si è rivelata in 20cm in meno (per le parti tagliate di meno) ed una montagna di capelli a terra, che bastavano per la parrucca promessa all'amico avvocato ed all'amica di mia madre (che sono 28 anni che me la chiede)...ovviamente sono rimasti lì a terra e non ho il coraggio di dire ai due che non se ne fa nulla per questa volta



questo è solo un assaggio...ce ne sarebbero tante altre, alcune vecchie (anche non più "utilizzate") altre nuove, da molte dipende il mio sentirmi a mio agio, o da come gli altri mi ci fanno sentire... vi metto qui un video tratto dal film, ammetto che mi ritrovo a metà tra il paziente Bob/Murray, nel suo essere sì malato ma in maniera candida ed in cerca d'aiuto, anche se a volte in maniera asfissiante, e lo psicologo/Dreyfuss, apparentemente normale, ma anche lui pieno di problemi che vede sconvolgere la sua "normalità", e la difende sino al punto d'impazzire...


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=BVoI35aNCTw&hl=en&fs=1&rel=0&color1=0x402061&color2=0x9461ca] 


... non giudicate la "stranezza" altrui, osservate meglio la vostra "normalità"