mercoledì 4 marzo 2009

Forever...for a while


"When you sit with a nice girl for two hours, it seems like two minutes.


  When you sit on a hot stove for two minutes, it seems like two hours.


  That's relativity.”


 


I voli intercontinentali adesso so che servono anche a questo: sbirciare nel monitor dei tuoi vicini/e di posto ed edottorarsi (?!?) sui kolossal made in Bollywood. La trama suppongo sia sempre la stessa: un lui si invaghisce di una lei, si innamorano, vanno in brodo di giuggiole e si sposano, poi (prima, durante o dopo il matrimonio) qualcuno o qualcosa interviene a guastare l’idillio, e a suon di balletti e serenate tutto magicamente s’aggiusta giusto in tempo per il lieto fine (Aristotele starà dando le capocciate al sarcofago per l’entusiasmo…a meno che non l’abbiano cremato, s’intende). Mi ha colpito questa frase detta dal Dev Patel di turno “Dolcezza, io credevo che tra noi fosse persempre…beh ehm, nel senso di persempre per un po’”. E allora ho avuto l’incipit giusto per imbrattare il mio quadernetto d’appunti  Hokusai, ultimamente frequentato molto di rado dall’ispirazione, anche se alla fine non tratterò di amore eterno se non in parte, ma di amore in generale. Se ho scritto un cumulo di baggianate senza capo né coda, beh sappiate che è normale ma mi appellerò strenuamente al jet-lag.


In vita mia ho trovato chi ci credeva e chi no. Chi credeva a quello con la A, chi a quello con la a ed anche a quello con la u (sia maiuscola che minuscola).


Ogni tanto taluni si accorgono che si sono/sentono innamorati, spesso più del concetto di essere innamorati stesso che di qualcosa di più concreto, tipo un bipede (o tripode, nei casi più eclatanti).


Una volta mi sentivo un chimico.


(Ah, il fatto che poi quest’imbrattamento di carte -che nonostante ciò rimangono comunque bianche- sia finito qua lo devo esclusivamente alla gentilezza e magnanimità della padrona di casa. A proposito Ai, i soldi dell’affitto te li posso portare sabato pomeriggio?)


Ancor oggi nel lessico anglosassone ci si riferisce alla comunione delle menti e dei corpi con il termine “chemicals”. Ancor oggi penso che miscelando sapientemente alcune sostanze e dandole in pasto al sistema nervoso centrale otterremo –con le dovute variazioni da individuo a individuo- i sintomi dell’amore anche alla vista di una moquette unta di maionese.


Ma attenzione non fraintendetemi (anche perché non lo so nemmeno io quello che avrei voluto dire), non sto riducendo tutto ad una sorta di mero doping neuro-emozionale, rimane il mistero di cosa attivi questa secrezione di sostanze e pensandoci bene soprattutto del perché nel corso della vita questo stesso meccanismo cambi e non segua regole certe ed attendibili.


Esaminiamo i vari casi:


1) Chi crede. La mia categoria e quella bene o male frequentata un po’ da tutti. Non sappiamo com’è, che colore di capelli abbia (tuttalpiù speriamo che li abbia), come si vesta (ma tutti speriamo che una volta riconosciuto si svesta il prima possibile), che luoghi frequenti, con che odore, sapore e consistenza si presenti a temperatura ambiente, se ci colpirà come un fulmine o si insinuerà furtivamente dentro di noi come una tenia . Sappiamo solo che c’è, perché l’abbiamo già sentito oppure ci fidiamo dei racconti dei nostri amici.


2) Chi non crede. Bel pirla, mi verrebbe da dire. Posso capire smettere di credere al 3) come concetto praticabile sulla terra, ma che ti deve avere fatto mai la vita di così osceno per non innamorarti più? Ti perdi tutta la parte più ganza della cosa (le secrezioni più vicine all’effetto degli allucinogeni…lei anche quando rutta ti sembra un coro di cherubini, cammina a tre spanne da terra anche senza tacchi e quando non la puoi vedere ti viene l’enfisema) . Spesso è buttata lì solo per convenienza (dico che non credo all’amore, così al limite mi gusto solo la parte meno impegnativa della cosa). Struzzi.


3) Chi crede alla A. Uh, perfezionisti. Ci siamo passati un po’ tutti ma di solito finisce a schifio. Fomentati da grandi ideali (romanzi d’appendice e filmetti rosa pallido) credono che dalla vita si meritino un amore immenso, travolgente, perfetto, totalizzante ed eterno naturalmente. Per carità, a chi farebbe schifo…peccato che in questa lista ci siano un po’ troppi aggettivi che non vanno a braccetto  con “umano”. Risultato: si tende un po’ troppo a disprezzare e poco ad apprezzare il miracolo della semplicità. Autolesionisti.


4) Chi crede alla a. Volemose bbene. Si lo so amò, semo pieni de difetti, ogni tanto faccio ‘npò lo stronzo, soprattutto quanno te cicco la sigheretta sur divano o te la spengo sulla pianta de ficus, ahò però nissuno è perfetto nimmanco te…e poi t’ho visto l’artra sera  ar pabbe come guardavi er cugino de Ombretta, ahò ma che te pensi che so cecato? Je stavi a fa l’occhi dorci quando te parlava che ha vinto er secondo premio ar concorso de tuning de Gorf turbo…manco primo è arivato sto pezzente ma che ce trovi de interessante ahò? Ma che t’ho fatto mai mancà gnente io? Me so pure iscritto ar corso de sarsa pè dimostratte quanto te amo amò…mò lascia perde che me so ritirato dopo dù mesi, lo sai che ho fatto er botto cò la moto che m’ha mprestato tu padre e so piallato ‘n tendine, nun è vero che n’ero bono… daje amò stamo insieme da 8 anni e mezzo…chi cazzo che te se pijerebbe ormai… a te, si perché ammè…e ppoi se volemo fa ‘n ragazzino adesso è er momento giusto. Paura.


5) Chi crede alla u. Dimensione avventura. C’è un sottile confine tra la naturale attrazione che abbiamo tutti verso “varie” persone e scambiare costantemente ciò per amore. Compulsiva, ciclotimica, e non di rado terribilmente superficiale, la persona in questione dimostra di solito solo una squassante insicurezza e mancanza d’autostima. (da non confondere con i più smaliziati interpreti della 2), i cazzari). Non ci sia annoia mai, ma non fa per me.


Forse parlare d’amore un tempo era molto più facile, sicuramente tutto molto più stereotipato. Ma anche le sindromi di pseudo-paranoia riguardo i nostri sentimenti in cui sprofondiamo a volte non è che siano il massimo per qualcosa che, non scordiamocelo, dovrebbe essere la quintessenza della semplicità, spontaneità, naturalità (sembra la pubblicità di un formaggio…).  


In conclusione di questo breve (e meno male) “trattato” (non trattatemelo troppo male), direi di non allarmarsi. Non allarmatevi circa la durata, l’eternità è veramente dura da sopportare da soli, figuriamoci in due. Non allarmatevi circa la perfezione, che spesso è sinonimo di fregatura, magari un esamino di coscienza un po’ più schietto per capire quanta imperfezione voi siate disposti a tollerare. Godetevi i vostri stomaci in subbuglio, e gioite del fatto che per una volta non è stata la gastrite a causarveli. E tenete conto che, ahimé, a differenza della gastrite un giorno finiranno.


E non crediate di non aver mai amato: non è fisicamente possibile.


Semplicemente non avete ancora ben chiaro come vorreste amare.


Allora pensate a qualcosa di molto più semplice: come vorreste essere amati.


Ecco, provate così.


 


"Gravity cannot be held responsible for people falling in love.”


 


(quotes by Albert Einstein)


 


1 commento:

  1. ...come ho letto di recente in un libro...quella persona, cioè l'Amore è "il perno che fa girare il mondo". E possiamo dirci fortunati se, almeno una volta nella vita, abbiamo provato quel tipo d'amore...quello vero. Cate

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