venerdì 20 marzo 2009

caso umano o casus belli?

And I want these words to make things right
But it's the wrongs that make the words come to life

                                               Fall Out Boy “Thanks for the Memories”

 

 

“Scusami c’è un qualcosa che voglio chiederti da tempo…” “Sì?” “…ehm…ma io, per te, sono un caso umano??”…sono seduta sulla mia poltrona, la quale, per l’occasione, è sgombra da tutti i vestiti, il telefono in mano, una parte del mio essere è già al “dopo telefonata” (la nanna nb), e questa domanda spiazzante così…eh no eh? Non è mica valido…io ero già con un piede nel letto e qui mi si chiede lucidità, capacità di riflessione (cosa già ostica quando sono sveglia…ma così poi…) la prima reazione sarebbe sbottare a ridere "caso umano??" ma c'è un qualcosa che mi fa intuire che non si scherza qui, che una risata potrebbe non essere ben compresa, che serve una risposta un poco più completa ed esaustiva…quindi una telefonata di pochi minuti è diventata una disquisizione sulle rotture di più di un’ora.

 

Non ci vuole un gran genio per dire che quando si rompe con qualcuno quello che viene fuori sono una lunga sequela di insulti della serie: “c’eravamotantoamatimotecavereigliocchiforidalleorbitetefareisoffrìtutte lepenedell’infernobruttissimo…”.

Io ammetto che se insulto/ho insultato è perché sono stata portata all’esasperazione, attacco per difesa e mai solo per attaccare…

Ad ogni modo, la domanda partiva da una frase detta in un post rottura, una frase che, se interpretata e/o decifrata, suonava dire così: “non ti conviene lasciarmi, perché io e solo io posso trovarti interessante, perché tu sei un caso umano” ovviamente della frase originale ho conservato solo 2 parole, i diritti di copyrights per gli isulti altrui vengono prima di tutto…

 

Ma torniamo sulla mia poltrona, come faccio ogni volta che sono un po’ stanca e mi si chiede di fare uno sforzo, ho le mani tra i capelli, ed infatti sono dritti in testa, ridacchio e rispondo: “ma tu mi sai dire chi è normale? Anzi mi sai dare l’esatta definizione di normale (che non implichi un parere soggettivo)? Sono stata educata a non giudicare gli altri perché non sta a me giudicare…ma dimmi per cortesia cosa è normale a questo mondo”. Mi viene da sorridere, quante cose mi sono state dette per ferirmi…e lo ammetto, per quanto io sia un essere razionale, senziente, e neanche una stupida (o almeno non tanto), sono arrivate tutte così bene a segno che quello che mi hanno lasciato, le “cicatrici”, si fanno tutt’ora sentire… io sono quella che era “in torto” persino da lasciata (!!! Sempre per la serie attaccate, attaccate anche se siete in torto) e tutto quello che mi era stato fatto (nel bene ma soprattutto nel male) era stato fatto per il mio bene…ok, forse alcune mie esperienze rientrano più nella categoria “torture psicologiche” piuttosto che “rotture dolorose”, ma… la sostanza non cambia poi di molto, no?


Le due strofe all’inizio sono lì perché, al di là del fatto che le ho volute io lì, descrivono molto bene come a volte accada che, nel momento in cui si cerca di trovare una soluzione ad un qualcosa di doloroso, quando si cerca di porre un argine, si finisce col fare l’esatto contrario di quello che si vorrebbe (da “make things right” a “the wrongs that make the words come to life”), parte il ballo delle recriminazioni, e vince chi trova più colpe nell’altro, chi colpisce più basso e fa più danni, non fate prigionieri, più sangue scorre e meglio è…

 

Io, da quella poltrona, vorrei abbracciare il “caso umano”, ma non è quello che servirebbe, sarebbe un palliativo, una cosa passeggera, io almeno la vedo così. Quello che posso fare e tirare fuori la mia esperienza da “caso umano”, perché anche io sono stata “definita” in questa maniera (magari non con queste esatte parole) ed allora, una volta che le parole bruciavano meno, una volta preso il necessario distacco, le ho soppesate, ho “visto” chi me le aveva dette, e la situazione in cui ci trovavamo…

Avete mai fatto caso che spesso le accuse che ci vengono rivolte sono facilmente rispedibili al mittente, perché sono i torti del nostro accusatore? No? Fateci caso.

In buona parte dei casi, si scarica la propria coscienza sporca sull’altro, facile eh? Beh certo, volete mettere col convivere con quel “rodimento”, il “grillo parlante”, che ci ricorda in continuazione i nostri sbagli? Ho conosciuto persone che, pur avendo avuto un comportamento totalmente scorretto nei confronti del proprio partner, hanno indossato la maschera dell’agnello privo di peccati ed hanno accusato l’altro di ogni errore, peccato, e persino nefandezza, possibile. Scagli la pietra chi è senza peccato/scagli la pietra chi è senza peccato/scagliala tu perché ho tutto sbagliato, alla fine chi è che è senza torti o senza errori? Vivere poi con sé stessi è la prova più dura, è questo quello che va ricordato…

 

Vorrei aver avuto rotture meno dolorose, vorrei riuscire a trovare un giusto equilibrio, ma semplicemente mi piacerebbe che, al momento di una rottura, un rapporto non si trasformi in un ring, una lotta nel fango dove il “fango” sono tutti i torti, veri o presunti, che si è riusciti a fare/subire all’ e dall’altro…

 

Ma alla fine una cosa l’ho imparata, ho imparato ad accettarmi, coi miei difetti ed i miei sbagli, e non accetto che qualcuno, vuoi per ripicca o altro, mi metta i piedi in testa, così come non sarò io a guidare la battaglia…perché arrivati ad un certo punto io preferisco esser sola piuttosto che male accompagnata o (come dice una mia collega) SEMPRE accompagnata

 

 

 

“Thanks for the memories
Even though they weren't so great;
"He tastes like you, only sweeter"!”

                                                                                                           


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1 commento:

  1. Ha "tutto sbagliato", persino la costruzione. Semmai ha "sbagliato tutto". Clicco "sola" e mi esce Justin Timberland. Quella che è la marca della sola? Meglio bene accompagnati che soli. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Tutti rinunciano alla lapidazione, si buttano la pietra alle spalle e dietro c'è Fantozzi che rimane sepolto dalle pietre. Vuoi rotture meno dolorose? Ma ti stai auto-gufando. Meglio nessuna rottura no? Auguri e figli maschi, con leggero anticipo
    Lian

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