venerdì 23 gennaio 2009

da bambina ricordo che trottavo dietro mia nonna, facevo fatica a stare al suo passo, ma la sua mano non mi lasciava scappare, ed io mi affidavo totalmente a lei...


lei che, quando mi vedeva imbambolata a tavola, mi raccontava la favola del cane che, affascinato dal suo riflesso nell'acqua, perdeva il boccone di carne nel fiume, che cercava di farmi entrare in testa un po' di matematica...era sempre lì, presente, quasi indistruttibile...


poi sono passati gli anni, poco alla volta io sono cresciuta, lei si è incurvata, io l'ho superata. la prospettiva è cambiata, e non dovevo più faticare per stare al suo passo...ma è sempre stata una roccia, un punto di riferimento...


l'altra sera sono andata a prendere mia madre in ospedale da mia nonna, era da un po' che non andavo a trovarla, e sono riuscita ad arrivare nel momento in cui era nel pieno di un attacco, di quel non so cosa che neanche i medici sono riusciti a capire, almeno non del tutto...


sono entrata, ho salutato mia zia, e mi sono chinata oltre la spondina per baciare mia nonna, sdraiata su un fianco con gli occhi sbarrati, al mio bacio lei ha articolato dei suoni che al mio orecchio erano incomprensibili, lì per lì ho pensato che mi avesse scambiato per mio zio Aldo (mi era sembrato di sentire un nome per A), mia zia mi aveva rassicurata dicendomi che mi aveva riconosciuta (un anno fa era finita quasi in coma, e non riconosceva nessuno e non reagiva a quasi nulla) ma che faceva fatica a parlare, io guardavo le braccia, massacrate da flebo e da analisi, viola per i lividi, e mi chiedevo perchè erano stati dei macellai con una persona così piccola e fragile...


le ho allora preso la mano, e lei me l'ha stretta, in una stretta che non credevo possibile in una persona di quasi 92 anni malata da quasi un mese, a quel punto ha iniziato a respirare affannosamente, gli occhi girati tutti di lato, la presa era sempre stretta... lo ammetto, il panico si è impossessato di me, mia madre e mia zia si sono attivate, mia zia è corsa a chiamare i medici, mia madre continuava a chiamarla...


quando ha iniziato a smettere di ansimare, così bruscamente che mi è sembrato che smettesse di respirare, e la stretta si è allentata ho creduto al peggio, mia madre le scuoteva le gambe, ed allora lei di riflesso ha mosso le gambe... mia zia è rientrata dicendo che le infermiere avevano detto che dovevano aspettare il medico di turno per intervenire, ed io ho preferito uscire


lì, seduta nella "sala d'attesa" per i visitatori, una specie di rientranza nel corridoio, con mio padre seduto di fianco, ascoltavo mia madre chiamare sua madre con voce sempre più piena di ansia, fissavo la parete e cercavo di non pensare, di cacciare via le lacrime ed il senso di nausea che mi assaliva


fissavo la parete di fronte a me, poi il carrello con una cena non consumata dove faceva bella mostra una bella mela rossa e lucida, speravo che mio padre mi abbracciasse, ma mio padre era come in tranche...allora speravo che qualcuno mi chiamasse , che squillasse il cellulare... vedevo passare gli infermieri, passare il medico di turno che, così a guardare, mi è sembrata una studentessa alle prime armi...


mentre eravamo lì, a quel punto oltre a mia madre c'era pure la dottoressa che cercava di "attirare l'attenzione di mia nonna" (sbagliando anche il nome e chiamandola Giuseppa), nella saletta sono arrivati altri due pazienti, due signori ed io mi sono messa a fissarli per non dover pensare a cosa stava accadendo.


uno è entrato strascicando i piedi e si è seduto sulla sedia più vicina all'altarino con la madonna e si è messo a fissarlo, ed io mi chiedevo se stesse pregando o se lo stesse studiando per farsene uno uguale; l'altro è entrato, settimana enigmistica sotto braccio come se stesse per fare una ritirata in bagno con gli...strumenti del mestiere, è andato sino alla finestra, ha poggiato la settimana enigmistica e si è appoggiato con le mani, testa china, ed ha iniziato a rantolare... non sembrava stare male, ma era strano, sembrava quasi su di giri... uno in adorazione, e l'altro in iper ventilazione...ed io nel frattempo mi accorgevo delle lacrime che erano scese giù, e mi arrabbiavo con me stessa...


dopo un tempo che mi è sembrato interminabile, mia madre si affaccia, dicendo che nonna si era ripresa, che era un po' stanca, e di andarla a salutare (oltre a darmi il cellulare di mia zia a cui dovevo rimettere la suoneria)... entro in stanza, mia nonna mi vede s'illumina e mi dice "uh!! Astrid, ciao!!", il nodo allo stomaco si scioglie, ed anche la nausea passa...mannaggia a te nonna!! mi avvicino, mentre dico che in realtà ci eravamo già salutate, provo a salutarla nuovamente con un bacio, ma ora che è stata messa bene al centro del letto faccio un po' fatica, ed ho paura di rovesciare la flebo, camminare sul sacchetto delle urine o fare qualunque altro tipo di danno, faccio finta di brontolare e le dico "certo che un po' di collaborazione no, eh?"  e lei capisce che non le dò un bacio perchè sono raffreddata (!!) a quel punto mi allungo un altro po' e le schiocco un bacio in fronte, sono sollevata, anche se, a vederla lì con gli occhi spalancati come se vedesse tutto per la prima volta, mi sembrava una bambina (del resto le altre volte mi aveva ricordato il gufo di Merlino, Anacleto, occhi grandi e capelli/piume arruffati) aveva un'espressione incuriosita e curiosa...sarà pure che la batteria dell'apparecchio acustico si stava scaricando escludendola dalle nostre conversazioni


rientra la dottoressa, le chiede di farle la linguaccia (è un metodo per capire se si è ancora in preda dell'attacco o no), mia nonna ovviamente non sente "eh??" le chiedo di farmi la linguaccia, e la dottoressa "faccia la linguaccia a sua nipote!!" (cominciavo a credere che mia nonna - classe 1917, laurea in fisica, madre di 9 figli e prof di matematica e fisica fino al 1983, nonchè cavaliere del lavoro - ci prendesse per matti) si mette a ridere, ma alla fine mostra la lingua...


mentre la dottoressa parlava con mia madre e mia zia, mi sono avvicinata di nuovo al letto, chinata al livello spondina, e le porgo la mano, l'afferra, se è possibile questa volta la stretta è anche più forte della prima, la guardo... non mi guarda, del resto mi chiedo quanto ci veda ormai, dopo tutte le operazioni fatte per cercare di abbassare la pressione oculare, per la cataratta, i suoi occhi, una volta di un bellissimo azzurro (quanto avrei voluto aver eredittato quel bel colore) sono oramai indefinibili, mia nonna potrebbe tranquillamente recitare nel ruolo di una vamipra (almeno per gli occhi), un po' beige, rosati, spesso iniettati di sangue...


sarebbe ora di andare, ma la mia mano è ancora nella sua presa, lei non mi lascia andare ed io non ce la faccio a lasciarla...i miei, già incappottati (col caldo degli ospedali io mi vesto uscendo) mi guardano, mi chino ancora di più, la sua faccia è seria...i ruoli si sono invertiti, la guardo e sorrido: "vuoi che te la lascio la mano?" a quel punto si risveglia dai suoi pensieri mi sorride ed allenta poco a poco la presa fino a lasciarmi...


lo so che il senso di colpa in questi casi è fuori luogo, ma mi sento così impotente, e non so cosa fare... sto fuggendo da questa situazione perchè non so come gestirla, perchè ad essere io quella grande e forte è una responsabilità, perchè vorrei che lei fosse ancora quella "grande e forte" e non la "bambina"...


stasera mia madre ci ha annunciato che sta brontolando che s'è stufata di stare a letto, è una cosa positiva...quando brontola vuol dire che inizia a star bene!!!


queste nonne!!

5 commenti:

  1. Come sei dolce con tua nonna. Oggi sei diversa dalla solita Asprid. :-P Forse semplicemente perché tua nonna è dolce con te. E poi ovviamente perché è tua nonna. È bella questa cosa.

    Laureata in fisica? :-o caspita complimenti! Che cranio! Non so se esiste una facoltà più difficile di fisica! Mi sa di no! Queste sono le cose che mi fanno sentire un cretino a lamentarmi della difficoltà della mia ingegneria meccanica nuovissimo ordinamento, altro che fisica vecchissimo ordinamento.

    Da piccolo volevo fare il professore, poi ho cambiato idea quando ho saputo il tempo che ci voleva! Stimo tua nonna che faceva la prof di materie scientifiche.

    Se i geni di inseguitrice di autobus li hai presi da tua nonna, allora sta' tranquilla che è proprio una roccia.

    Ma... dimmi un po'... Che fine hanno fatto in te i geni del cervello matematico? :-P :-P :-P

    Non riesci proprio a disintossicarti dal blog? ;-) Ma questo post meritava un'eccezione.
    (le battute erano fuori luogo?)
    Lian

    RispondiElimina
  2. ...
    ...ho una paura dannata che succeda una volta di troppo...
    ...e non riesco a smettere di piangere, dopo averti letto...

    RispondiElimina
  3. Questo post è davvero incredibilmente toccante!

    RispondiElimina
  4. @Lian: non so se sono dolce, probabilmente non lo sono abbastanza...abbiamo un rapporto particolare...
    i geni del cervello matematico si sono andati a perdere, non c'era spazio tra il gossippe ed il resto delle cose che affollano il mio cervello...ehh non si può avere tutto dalla vita...
    non ti preoccupare, le battute non mi hanno dato fastidio...
    @Mish: vedrai che ci sorprenderà come ogni volta... non piangere
    @Seigradi: l'ho scritto di "pancia e cuore"...tutto qui...

    RispondiElimina
  5. Un post emozionante....

    RispondiElimina