mercoledì 28 aprile 2010

nun t'invecchià

seguire un corso di fotografia comporta, ogni tanto - nel caso del mio corso RARAMENTE - fare delle uscite; fare delle uscite comporta zavorrarsi con tutta l'apparecchiatura, che consiste in: 1. macchina fotografica reflex, 2. obiettivi - i miei: 50 fisso ed il 18-50, e quello di mio padre il 70-200 -, batteria di scorta, il tutto "avvolto" nella borsa gentilmente offerta (=regalata) dalla ditta 'Igor SpA', a concludere l'attrezzatura c'è poi un bel cavalletto professionale rb...ehm prestato da mio padre: un bel manfrotto che come minimo pesa 4kg...


4kg che, se ci devi uscire la mattina alle 7.30 ed andarci assieme sui mezzi per l'ora del corso (19.00) diventerà tipo sui 30kg


ad ogni modo lunedì scorso ho fatto i salti mortali per arrivare per tempo all'appuntamento, ovviamente tutto era contro di me, a cominciare dal peso dell'attrezzatura che non mi permetteva di correre verso la metro, al fatto di non essere riuscita a rimediare un passaggio verso la suddetta metro, o all'averla persa per un nano secondo (ammetto, non me la sono sentita di usare il cavalletto malefico a mò di grimaldello), al traffico che ho poi trovato con l'autobus, e l'autobus pieno


durante il viaggio (lungo viaggio e periglioso - per la mia schiena) si è liberato un posto, faccio per accomodare il mio cu..ehm...per sedermi, quando mi rendo conto della presenza di un vecchietto... allora, mia nonna sono un po' d'anni che non prende più i mezzi, ma... insomma, ho pensato a lei (in realtà questo lo facevo secoli fa adesso vado in automatico) e gli ho ceduto il tanto agognato sedile...


seguono altri 10' minuti (che mi sono parsi molti di più) di agonia, ad un certo punto il vecchietto si gira e mi fa: "ma sei stanca??", ed io:"eh, un pochino...pesa un po' 'sta roba..." devo aver fatto gli occhioni n stile "Pussy with Boots" di Shrek perchè lui si alza e mi fa sedere...


protesto un pochino, ma molto poco lo ammetto, grata di questa manna, "ma..." e lui: "eh la mia stanchezza è data dalla vecchiaia...la tua... nun t'invecchià!!!"


per la cronaca, il vecchietto ha poi rimediato altri due posti, che ha poi ceduto ad altre due persone, andando a girarsi l'intero autobus e suscitando l'ironia di un gruppo di ragazzi spagnoli


ora mi sorge un dubbio, ma il vecchietto in realtà non m'avrà mica detto che mi conviene morire giovane??

venerdì 23 aprile 2010

ma che vita è?

Qualche sera fa, dopo la telefonata della buonanotte ad Igor (lui già stava un po' russando) ho fatto un altro piccolo sforzo ed ho aspettato un'altra mezz'ora ed ho chiamato una delle mie innumerevoli cugine...


ho chiamato l'artista di casa (è inutile che io mi ci spacci, per quanto mi posso arabbattare cercando di fare disegni, acquerelli o altro lei è infinitamente più brava di me), volevo chiaccherare un po' con lei...


lo so che è strano aspettare la mezzanotte per parlare con qualcuno, ma alla fine i ritmi di vita che abbiamo (lei più di me) non permettono molto altro


quindi a mezzanotte le chiedevo come andavano le cose, le raccontavo le mie di cose (non si parla di mestruazioni cari i miei maschietti). ed alla fine le chiedevo della sua ultima opera magna (magna per le dimensioni 4m per non so che cosa di tela) che mio padre ha avvistato l'ultima volta che è stato a casa sua, e quindi ero curiosa di sapere di che si trattava...


mi ha detto che è piuttosto frustrata per questo lavoro, perchè non riesce a procedere, non riesce a prestargli e dedicargli il tempo necessario, sempre di corsa tra il lavoro che le dà la (misera) paga, la palestra dove insegna danza del ventre (a dei "boiler" come mi raccontò una volta), alla fine il tempo per quello che sarebbe il suo lavoro ideale e di sogno (ma che non le permette, almeno per ora, di vivere) è troppo risicato...


fine della conversazione, "buonanotte" "buonanotte, ci si sente presto eh?"


e sono lì sul cuscino che mi chiedo: perchè per poter fare qualcosa che mi piace devo rosicchiare il tempo come una disperata? perchè per poter dar spazio ad hobby e passioni (non ho la pretesa di farli diventare qualcosa di più, sono obbiettiva) sembra che io debba aspettare la pensione? e faccio quest'ultima domanda con cognizione di causa, sono stata ad un'uscita con i vari corsi di fotografia riuniti assieme del mio prof. la maggioranza erano persone ormai in pensione...


al di là del mio "pessimismo leopardiano" che mi coglie ogni tanto e mi fa chiedere se mai ci arriverò alla pensione; mi chiedo perchè devo aspettare di vivere di aver lasciato alle mie spalle una buona parte della mia vita? cosa mi rimarrà in mano?


ed allora nei fine settimana mi aggiro per Roma, reflex in mano (ultima passione, lasciati a riposo pennelli e matite), e scatto così tanto che un turista giapponese penserebbe che esagero... mi sento in gabbia e frustrata se non riesco a fare qualcosa, qualunque cosa, per far sì che la domenica sera io possa dire: "però, sono stanca...ma che fine sttimana!!". peccato che spesso al venerdì ci arrivo a tocchetti, magari con il nervoso accumulato da tutta la settimana...


ma allora ditemi: che vita è?????


 


 


 


nb: la tipa in foto sono io, non si tratta di un fotoritocco (tranne per il fatto che la foto è stata un po' raddrizzata)

se qualcuno mi chiedesse...

come sono i finnici, gli farei vedere questo video...


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=NgrGRcjyzVw&hl=it_IT&fs=1&color1=0x006699&color2=0x54abd6&border=1]


ma poi dopo non mi venite a dire che sono cattiva!!

venerdì 16 aprile 2010

Ai contro il vulcano

Il titolo del post cita un film con Tom Hanks e Meg Ryan, in cui il protagonista, un normale impiegato, una volta scoperto di avere una malattia incurabile decide di accettare l’offerta di un ricco magnate: vivere da nababbo gli ultimi giorni della sua vita ed in cambio offrirsi come vittima sacrificale agli indigeni di un’isola minacciati da un vulcano (il riccone, quando lui si getterà nella bocca del vulcano, riceverà poi da questi un minerale molto raro). Preciso che, mio malgrado, nonostante io sia una fan della coppia Hanks/Ryan, questo film non l'ho mai visto, purtroppo...

Ecco, con quello che mi è successo questi giorni c’entra ben poco, l’unica “analogia” è che un po’ sento d’esser stata vittima sacrificale di un vulcano… vabbè, un po’ esagero

Quindi raccontiamo la giornata di ieri:

9.30 la mia collega entra in stanza dicendomi: “guarda che non parti! Sta eruttando un vulcano in Islanda, tutti gli aeroporti sono bloccati!” ed io “ma se è in Islanda che c’azzecco io?” lei “la radio ha detto che tutti gli aeroporti inglesi sono chiusi” io “io vado in Svezia, quindi”

9.40 Igor su skype manda un link ed inizia a preoccuparsi, lo tranquillizzo, inizio però a seguire le notizie, leggo, e mi tranquillizzo, solo gli aeroporti al nord della Svezia sono bloccati.

10.00 scrivo alla mia amica Monica per dirle l’orario d’arrivo ed il numero di cellulare svedese, ricevo in cambio il codice d’entrata al suo palazzo.

13.20 pausa pranzo, le colleghe mi convincono a chiamare per cercare di capire, dopo aver compreso che chiamare a Ryan non è fattibile, il numero è a pagamento e queste telefonate sono bloccate, chiamo l’ADR (Aeroporti di Roma) per sentirmi dire “non si sa”

14.05 mio padre mi chiama preoccupato, tranquillizzo pure lui, ma nel frattempo leggo che la Svezia chiuderà lo spazio aereo a partire dalle 21.00

15.00 mentre io scopro sul DN (Dagens Nyheter, il quotidiano di Stoccolma) che l’ultima eruzione di tale portata in Islanda (del 1810 se non erro) comportò nubi per un anno intero e che un islandese su 4 morì a causa di quello che aveva respirato, e che gli esperti prevedono un cambiamento climatico causato dalla coltre che si andrà a sviluppare su quella parte dell’Europa (le temperature andranno ad abbassarsi), la mia collega – quella del “non parti” – invece, dopo aver elaborato la sua teoria che è vero che siamo diretti verso la fine del mondo, viste tutte le catastrofi che si sono susseguite: Abruzzo, Haiti, Cile, Cina, vulcani etc, inizia a farsi una cultura sulla fine del mondo. Dopo aver letto quello che “dicono” i Maya, e Nostradamus, mi legge ad alta voce una profezia di Padre Pio.

16.30 annuncio ad Igor l’intenzione di passare tutto il 21/12/2012 a fare l’amore, visto che si deve morire almeno è meglio fare qualcosa di piacevole. Igor risponde che a lui va bene anche se non si muore, continua poi chiedendo se, visto che – secondo lui – io non posso credere a queste cose (sono “troppo intelligente” dice), ho intenzione di non farlo per un po’… si sente la preoccupazione trasudare da quello che scrive

16.48 Igor annuncia che per le 18 (GMT) avremo un responso, io dico che controllerò da casa visto che sono le 19.00 italiane e non voglio che rimanga di più del dovuto in ufficio, ma mi ricordo che a casa attualmente il pc non c’è e di dover attrezzare il tutto per usare il portatile, a quel punto dico che mi pare che partorire sia più semplice, Igor risponde di sì ed allora (per metterlo in difficoltà) gli dico di prendere nota che per le prossime ferie facciamo un figlio

17.10 Igor risponde “…”, del resto dal pianificare 3 giorni (quasi) in Svezia a mettersi a pianificare figli il passo è troppo lungo, dopo aver simulato irritazione cambio argomento e gli invio le immagini del vulcano situato sotto al ghiacciaio dal nome impronunciabile, la risposta di Igor: “belle foto per carità, ma proprio ora doveva rompere i cojons?”

19.00 mentre sono in treno mi chiama Igor: “E’ ufficiale, è stato cancellato”

19.30 chiamo Monica per dire che non arriviamo, mio padre cerca di consolarmi spiegandomi che succede ai motori dell’aereo se si passa in una nube del genere, mi racconta che ad un aereo che è passato di lì che si trovava all’altezza di 20.000 metri si sono spenti tutti e 4 i motori e gli si sono riaccesi a 2.000 mt. Non è di consolazione ma mio padre non sembra capirlo molto…

Passo la serata tra il lamentarmi della sfiga, al punto da far dire a mia madre cose inaudite (cose che lei normalmente non direbbe mai, e non intendo parolacce), ed il preparare la cena.

Stamattina in ufficio ho sentito vari: “nooo non ci posso credere!!”, “tu per me non ci sei”, o “Astrid insomma!!” (e qui sembrava che avessi dato io il via al vulcano), o semplicemente telefonate "mute" che stanno solo a controllare se ci sono o meno, credo di aver acquisito anche fama di vulcanologa grazie alle informazioni che ho recepito e che mi sono trovata a spiegare. In compenso il mio capo è bloccato da ieri in India visto che il suo volo faceva scalo a Francoforte…

Adesso siamo in attesa di sapere se la Ryan rimborserà i biglietti o meno. il rodimento c'è ed è tanto, anche perchè a quest'ora prevedevo di essere a Hötorget a mangiare una buona fisksoppa ed ad organizzarmi mentalmente per mostrare la città al mio accompagnatore, ma l'unica cosa che mi rimane è cercare di vedere il tutto in maniera positiva, non ho alternative, purtroppo...

L'unica cosa di cui sono certa è che la prossima volta prima di prenotare un volo vedrò di offrire un sacrificio ai vari vulcani che potrebbero influenzare la mia vacanza, chi si offre a sacrificarsi per me??

giovedì 15 aprile 2010

ma perchè un vulcano in Islanda mi vuol rovinare le ferie????

ovviamente una non fa in tempo a scrivere che sta per fare un viaggio che un vulcano in Islanda decide di esplodere e blocca gli aeroporti di tutta l'Europa del Nord



inutile dire che sto rosicando come una biscia!!!!


mercoledì 14 aprile 2010

resan till Sverige



Venerdì parto, mi faccio un viaggio, con Igor

E dov’è che vado? A Stoccolma, per quattro giorni… Ne abbiamo parlato per tanto tempo, ma fino ad ora non abbiamo mai concretizzato, chissà perché, sta di certo che lui è il primo ragazzo che porto lì, mi sento quasi come se lo dovessi presentare ufficialmente alla famiglia, non che ci sia poi una famiglia da presentare lì, e non ne avremmo comunque il tempo, in più lì si dà un’importanza non dico minore, ma almeno differente a queste cose…

Mi sento così perché io la Svezia l’ho vissuta in due fasi, c’è la Svezia dell’infanzia, quella dei viaggi coi genitori (due all’anno uno d’estate ed uno a Natale) per andare a trovare i nonni; e la Svezia di quella che si potrebbe chiamare la fase dell’indipendenza, vissuta in maniera differente, a volte matura ed a volte folle ed alcolica; mi sento così perché in fin dei conti è l’unico ragazzo con cui sono stata ad essere effettivamente interessato a vedere questa parte di me.

Del resto,i aveva brontolato a fine febbraio mentre parlavamo col cugino del video (il quale attualmente risiede in Danimarca), non eravamo capaci nemmanco ad andare a Zagarolo, dov’è volevamo andare per caso?? A trovarlo in Danimarca?? Seeee…


Un giorno gli è presa la “botta di matto”. Si è messo al pc, e tra scambi di messaggi su skype, ricerche varie su internet (compatibilmente con il caos che ha in ufficio), alla fine ha prenotato…

L’ostacolo successivo era chiedere le ferie, per lui, visto che è nel caos, io, per mia fortuna, non ho avuto problemi…

Successivamente, decidere dove alloggiare era un’altra cosa a cui pensare, ma, se c’è un vantaggio nel fatto di aver vissuto in loco per un po’, basta un messaggio agli amici e qualcuno che t’ospita si trova, no?

Ieri, sempre su skype, in un momento di caos al lavoro mi scrive: “ma ce l’hai sempre la melatonina?”, nella stanchezza delle ultime settimane – il pover’uomo è andato a lavorare anche di domenica – s’era convinto che ci fosse il fuso orario tra Svezia ed Italia!!

Stamattina mio padre, mentre eravamo in bagno (ebbene sì a casa Lund il bagno è comune, fatta eccezione per mia madre che si è arrogata il diritto di buttarti fuori se lei decide di entrare), mi chiede: “e cosa farete a Stoccolma?”, io lo guardo, ma che diavolo di domande, e rispondo “allora io ci sono stata ed Igor no, secondo te?” e lui “i turisti!!” io “ecco” lui “sì ma che volete vedere?”, non lo so… deciderò sul posto, il tempo è poco, tra l’altro i miei vorrebbero che facessi il giro delle sette chiese a portare cose a quelli che conoscono lì a Stoccolma, cosa che vorrei evitare, o, alternativamente, inviargliele via posta, il che comunque comporterebbe una visita alla posta appena sbarcata…

Sono sicura di una cosa, voglio dargli un assaggio, in 4 giorni (ma anche meno) non è possibile fare di più, in modo da iniziare a dargli un’idea di quello che è la Svezia, e di quello che sono io

E speriamo di non schiattare di freddo!!

martedì 13 aprile 2010



quando a volte ci s'incaponisce...tutta la mattinata a cercare di capire come si facesse una cosa, andando in giro a chiedere e rompere l'anima e poi...
poi ci s'accorge d'esser stati solo frettolosi e poco attenti...
 



ma quanto posso essere torda????
 



ps: tutto questo casino per mettere sul blog le foto che sto scattando senza doverle necessariamente caricare su splinder...
cosa non fa fare la vanità!!!

lunedì 12 aprile 2010

the ultimate job

visto che c'è chi approfitta del mio blog per farsi pubblicità non vedo perchè non pubblicizzare anche io qualcosa...


il video che vedete qui "abbasc' " è stato realizzato da mio cugino e dalla ragazza (sì, sì avete capito bene il tizio barbuto e dalla lunga chioma è uno dei miei tanti cugini) per un concorso: Ultimate Job in Ireland


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=BIvvmEByrIY&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x402061&color2=0x9461ca&border=1]


quello che dovete fare è andare su QUESTO LINK e cliccare su CLICK HERE TO VOTE anche più volte (non nell'arco della stessa ora che non ve lo fa fare)


vi sto dicendo di votare non tanto (e non solo) perchè il barbuto è imparentato con me, ma perchè hanno fatto un bel video...


quindi votate


votate


votate


votate


astenersi perditempo plz!

giovedì 8 aprile 2010

Steve Jobs è il papà del Mac, dell'i-pod, dell'i-phone, e di tante altre belle applicazioni. Osannato da alcuni (Apple maniaci), odiato da altri (Microsoft maniaci), da quello che so è riconosciuto per essere una persona che, oltre a sapere il fatto suo, si è "fatta da sola" (se mi si può permettere l'uso di questa frase logora), e che in quello che ha fatto ci ha messo l'anima...


io al momento sono miglia e miglia lontano dsall'essere Steve Jobs, o dal fare quello che ha fatto, ultimamente il lavoro mi tiene in tensione, non mi soddisfa, mi lascia con l'amaro in bocca... in altre parole mi fa star male...


Igor oggi mi ha inviato un link "motivazionale", era il link ad un video di youtube, nel video in questione Steve Jobs - e da qui l'incipit - parla agli studenti di Stanford, era il 2005, ed io adesso voglio condividere con voi  video e testo, spero che, oltre ad aiutare me, possa essere d'aiuto ad altri:


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=D1R-jKKp3NA&hl=it_IT&fs=1&color1=0x006699&color2=0x54abd6&border=1]


 I am honored to be with you today at your commencement from one of the finest universities in the world. I never graduated from college. Truth be told, this is the closest I've ever gotten to a college graduation. Today I want to tell you three stories from my life. That's it. No big deal. Just three stories.


The first story is about connecting the dots.


I dropped out of Reed College after the first 6 months, but then stayed around as a drop-in for another 18 months or so before I really quit. So why did I drop out?


It started before I was born. My biological mother was a young, unwed college graduate student, and she decided to put me up for adoption. She felt very strongly that I should be adopted by college graduates, so everything was all set for me to be adopted at birth by a lawyer and his wife. Except that when I popped out they decided at the last minute that they really wanted a girl. So my parents, who were on a waiting list, got a call in the middle of the night asking: "We have an unexpected baby boy; do you want him?" They said: "Of course." My biological mother later found out that my mother had never graduated from college and that my father had never graduated from high school. She refused to sign the final adoption papers. She only relented a few months later when my parents promised that I would someday go to college.


And 17 years later I did go to college. But I naively chose a college that was almost as expensive as Stanford, and all of my working-class parents' savings were being spent on my college tuition. After six months, I couldn't see the value in it. I had no idea what I wanted to do with my life and no idea how college was going to help me figure it out. And here I was spending all of the money my parents had saved their entire life. So I decided to drop out and trust that it would all work out OK. It was pretty scary at the time, but looking back it was one of the best decisions I ever made. The minute I dropped out I could stop taking the required classes that didn't interest me, and begin dropping in on the ones that looked interesting.


It wasn't all romantic. I didn't have a dorm room, so I slept on the floor in friends' rooms, I returned coke bottles for the 5¢ deposits to buy food with, and I would walk the 7 miles across town every Sunday night to get one good meal a week at the Hare Krishna temple. I loved it. And much of what I stumbled into by following my curiosity and intuition turned out to be priceless later on. Let me give you one example:


Reed College at that time offered perhaps the best calligraphy instruction in the country. Throughout the campus every poster, every label on every drawer, was beautifully hand calligraphed. Because I had dropped out and didn't have to take the normal classes, I decided to take a calligraphy class to learn how to do this. I learned about serif and san serif typefaces, about varying the amount of space between different letter combinations, about what makes great typography great. It was beautiful, historical, artistically subtle in a way that science can't capture, and I found it fascinating.


None of this had even a hope of any practical application in my life. But ten years later, when we were designing the first Macintosh computer, it all came back to me. And we designed it all into the Mac. It was the first computer with beautiful typography. If I had never dropped in on that single course in college, the Mac would have never had multiple typefaces or proportionally spaced fonts. And since Windows just copied the Mac, its likely that no personal computer would have them. If I had never dropped out, I would have never dropped in on this calligraphy class, and personal computers might not have the wonderful typography that they do. Of course it was impossible to connect the dots looking forward when I was in college. But it was very, very clear looking backwards ten years later.


Again, you can't connect the dots looking forward; you can only connect them looking backwards. So you have to trust that the dots will somehow connect in your future. You have to trust in something — your gut, destiny, life, karma, whatever. This approach has never let me down, and it has made all the difference in my life.


My second story is about love and loss.


I was lucky — I found what I loved to do early in life. Woz and I started Apple in my parents garage when I was 20. We worked hard, and in 10 years Apple had grown from just the two of us in a garage into a $2 billion company with over 4000 employees. We had just released our finest creation — the Macintosh — a year earlier, and I had just turned 30. And then I got fired. How can you get fired from a company you started? Well, as Apple grew we hired someone who I thought was very talented to run the company with me, and for the first year or so things went well. But then our visions of the future began to diverge and eventually we had a falling out. When we did, our Board of Directors sided with him. So at 30 I was out. And very publicly out. What had been the focus of my entire adult life was gone, and it was devastating.


I really didn't know what to do for a few months. I felt that I had let the previous generation of entrepreneurs down - that I had dropped the baton as it was being passed to me. I met with David Packard and Bob Noyce and tried to apologize for screwing up so badly. I was a very public failure, and I even thought about running away from the valley. But something slowly began to dawn on me — I still loved what I did. The turn of events at Apple had not changed that one bit. I had been rejected, but I was still in love. And so I decided to start over.


I didn't see it then, but it turned out that getting fired from Apple was the best thing that could have ever happened to me. The heaviness of being successful was replaced by the lightness of being a beginner again, less sure about everything. It freed me to enter one of the most creative periods of my life.


During the next five years, I started a company named NeXT, another company named Pixar, and fell in love with an amazing woman who would become my wife. Pixar went on to create the worlds first computer animated feature film, Toy Story, and is now the most successful animation studio in the world. In a remarkable turn of events, Apple bought NeXT, I returned to Apple, and the technology we developed at NeXT is at the heart of Apple's current renaissance. And Laurene and I have a wonderful family together.


I'm pretty sure none of this would have happened if I hadn't been fired from Apple. It was awful tasting medicine, but I guess the patient needed it. Sometimes life hits you in the head with a brick. Don't lose faith. I'm convinced that the only thing that kept me going was that I loved what I did. You've got to find what you love. And that is as true for your work as it is for your lovers. Your work is going to fill a large part of your life, and the only way to be truly satisfied is to do what you believe is great work. And the only way to do great work is to love what you do. If you haven't found it yet, keep looking. Don't settle. As with all matters of the heart, you'll know when you find it. And, like any great relationship, it just gets better and better as the years roll on. So keep looking until you find it. Don't settle.


My third story is about death.


When I was 17, I read a quote that went something like: "If you live each day as if it was your last, someday you'll most certainly be right." It made an impression on me, and since then, for the past 33 years, I have looked in the mirror every morning and asked myself: "If today were the last day of my life, would I want to do what I am about to do today?" And whenever the answer has been "No" for too many days in a row, I know I need to change something.


Remembering that I'll be dead soon is the most important tool I've ever encountered to help me make the big choices in life. Because almost everything — all external expectations, all pride, all fear of embarrassment or failure - these things just fall away in the face of death, leaving only what is truly important. Remembering that you are going to die is the best way I know to avoid the trap of thinking you have something to lose. You are already naked. There is no reason not to follow your heart.


About a year ago I was diagnosed with cancer. I had a scan at 7:30 in the morning, and it clearly showed a tumor on my pancreas. I didn't even know what a pancreas was. The doctors told me this was almost certainly a type of cancer that is incurable, and that I should expect to live no longer than three to six months. My doctor advised me to go home and get my affairs in order, which is doctor's code for prepare to die. It means to try to tell your kids everything you thought you'd have the next 10 years to tell them in just a few months. It means to make sure everything is buttoned up so that it will be as easy as possible for your family. It means to say your goodbyes.


I lived with that diagnosis all day. Later that evening I had a biopsy, where they stuck an endoscope down my throat, through my stomach and into my intestines, put a needle into my pancreas and got a few cells from the tumor. I was sedated, but my wife, who was there, told me that when they viewed the cells under a microscope the doctors started crying because it turned out to be a very rare form of pancreatic cancer that is curable with surgery. I had the surgery and I'm fine now.


This was the closest I've been to facing death, and I hope its the closest I get for a few more decades. Having lived through it, I can now say this to you with a bit more certainty than when death was a useful but purely intellectual concept:


No one wants to die. Even people who want to go to heaven don't want to die to get there. And yet death is the destination we all share. No one has ever escaped it. And that is as it should be, because Death is very likely the single best invention of Life. It is Life's change agent. It clears out the old to make way for the new. Right now the new is you, but someday not too long from now, you will gradually become the old and be cleared away. Sorry to be so dramatic, but it is quite true.


Your time is limited, so don't waste it living someone else's life. Don't be trapped by dogma — which is living with the results of other people's thinking. Don't let the noise of others' opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary.


When I was young, there was an amazing publication called The Whole Earth Catalog, which was one of the bibles of my generation. It was created by a fellow named Stewart Brand not far from here in Menlo Park, and he brought it to life with his poetic touch. This was in the late 1960's, before personal computers and desktop publishing, so it was all made with typewriters, scissors, and polaroid cameras. It was sort of like Google in paperback form, 35 years before Google came along: it was idealistic, and overflowing with neat tools and great notions.


Stewart and his team put out several issues of The Whole Earth Catalog, and then when it had run its course, they put out a final issue. It was the mid-1970s, and I was your age. On the back cover of their final issue was a photograph of an early morning country road, the kind you might find yourself hitchhiking on if you were so adventurous. Beneath it were the words: "Stay Hungry. Stay Foolish." It was their farewell message as they signed off. Stay Hungry. Stay Foolish. And I have always wished that for myself. And now, as you graduate to begin anew, I wish that for you.


Stay Hungry. Stay Foolish.


Thank you all very much.


Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull'unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E' cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all'ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d'attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?" Loro risposero: "Certamente". Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l'ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell'attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una
camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l'unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all'epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il
Mac. E' stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all'epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all'indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa - il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia è a proposito dell'amore e della perdita

Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un'azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti.
L'anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione - il Macintosh - e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall'azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa.

Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l'ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT e poi un'altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.

La mia terza storia è a proposto della morte

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente una volta avrai ragione". Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". E ogni qualvolta la risposta è "no" per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.

Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto l'orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all'idea della morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante.
Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi "addio".

Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell'analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie - che era là - mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l'intervento chirurgico e adesso sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po' più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi:

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E' l'agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero un ragazzo c'era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E' stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E' stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E' stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell'ultima pagina del numero finale c'era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l'autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c'erano le parole: "Stay Hungry. Stay Foolish.", siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.

Stay Hungry. Stay Foolish.

Grazie a tutti.