venerdì 31 ottobre 2008

la belle dame sans merci - John Keats

O, what can ail thee, Knight-at-arms,
Alone and' palely loitering?
The sedge is wither'd from the lake,
And no birds sing.

O, what can ail thee, knight-at-arms,
So haggard and so woe-begone?
The squirrel's granary is full,
And the harvest 's done.

I see a Lily on thy brow
With anguish moist and fever dew,
And on thy cheeks a fading rose
Fast withereth too.

I met a lady in the Meads,
Full beautiful—a faery's child,
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were wild.

I made a Garland for her head,
And bracelets too, and fragrant Zone;
She look'd at me as she did love,
And made sweet moan.

I set her on my pacing steed
And nothing else saw all day long;
For sidelong would she bend, and sing
A faery's song.

She found me roots of relish sweet,
And honey wild and manna dew,
And sure in language strange she said,
'I love thee true!'

She took me to her elfin grot,
And there she wept and sigh'd full sore,
And there I shut her wild wild eyes
With kisses four.

And there she lullèd me asleep,
And there I dream'd—Ah! Woe betide!
The latest dream I ever dream'd
On the cold hill's side.

I saw pale Kings and Princes too,
Pale warriors, death-pale were they all;
They cried —'La belle Dame sans Merci
Hath thee in thrall!'

I saw their starved lips in the gloam
With horrid warning gapèd wide,
And I awoke and found me here,
On the cold hill's side.

And this is why I sojourn here
Alone and palely loitering,
Though the sedge is wither'd from the Lake,
And no birds sing.'


Cosa ti tormenta, o Cavaliere,
Che indugi pallido e Solo?
Giace prostrato il giunco in riva al lago,
né uccello canta.

Cosa ti tormenta, o Cavaliere,
così smunto e addolorato?
Lo scoiattolo ha colmo il suo granaio,
E la mietitura è fatta.

Vedo (il pallore di) un Giglio sulla tua fronte
Madida d'angoscia e di sudore febbricitante,,
e sulla tua guancia una rosa appassita
rapidamente muore.

Nei prati una dama incontrai
Piena di bellezza -  figlia delle fate,
lunghi i suoi capelli, ed il passo suo leggero,
E gli occhi suoi selvaggi.

Composi una ghirlanda per il suo capo,
e braccialetti, ed una profumata cintura;
Mi guardava come innamorata,
E faceva dolci lamenti.

Sul mio destriero al passo la posai,
né altro vidi quel giorno;
poichè ella si piegava sul fianco, e cantava
una canzone fatata.

Prese per me radici dal dolce sapore,
E milele selvatico, e rugiadosa manna;
E nel suo ignoto linguaggio disse:
“Amo te solo”.

Mi condusse nella grotta fatata,
là pianse disperata e sospirò piena di dolore,
là io le chiusi i folli folli occhi
con quattro baci.

Mi cullò fino al sonno,
e lì sognai - Ah! mal me ne incolse!
l’ultimo sogno da me sognato mai
lungo il pendio della fredda collina.

Vidi pallidi re, e principi
guerrieri , tutti dal mortale pallore
gridavano - “La belle Dame sans merci
ti ha reso suo schiavo”.

Nel crepuscolo vidi le loro labbra affamate
spalancate nel loro terribile ammonimento,
e mi svegliai e mi ritrovai qui
Lungo il pendio della fredda collina.

Per questo io qui soggiorno
solo e pallido errante,
benché il giunco è prostrato in riva al lago,
né uccello canta.

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